Nuovo colpo al mandamento mafioso di Porta Nuova a Palermo. Allo storico clan di cosa nostra dopo appena dieci giorni i carabinieri hanno dato seguito all’operazione Vento che aveva portato al fermo di 18 esponenti della famiglia mafiosa.

Nella notte i militari hanno eseguito un’ordinanza firmata dal gip di Palermo nei confronti di 12 esponenti del clan. Le indagini sono state coordinate dalla Dda e hanno scongiurato nuove violenze e tensioni come il tentativo di punire i responsabili dell’omicidio di Emanuele Burgio avvenuto a Palermo il 31 maggio del 2021.

12 arrestati nella notte, tra questi la moglie di Incontrera

Dei 12 indagati, 4 sono finiti in carcere e 8 ai domiciliari e sono accusati a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, coltivazione e spaccio di stupefacenti, violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.

I nomi degli arrestati

Gli indagati nell’operazione Vento 2 dei carabinieri del comando provinciale sono: in carcere Giuseppe Auteri, 47 anni, Nicolò Di Michele, 32 anni, Filippo Burgio, 50 anni, Salvatore Incontrera, 25 anni. Ai domiciliari Giuseppe D’Angelo, 28 anni, Massimiliano D’Alba, 31 anni, Antonino Fardella, 41 anni, Gaetano Verdone, 50 anni, Francesco Verdone, 33 anni, Marco Verdone, 31 anni, Angelo Costa, 29 anni, Maria Carmelina Massa, 42 anni.

Fra i destinatari delle misure cautelari c’è anche la moglie del boss Incotrera, Maria Carmelina Massa, che le intercettazioni hanno svelato essere la cassiera del clan per gli affari di droga. Va ai domiciliari.

Omicidio Giuseppe Incontrera

L’operazione Vento 2 è la prosecuzione di quella messa a segno lo scorso 6 luglio con l’esecuzione di 18 fermi emessi dalla Dda a carico di altrettanti soggetti gravemente indiziati di essere capi e sodali del mandamento mafioso di Palermo – Porta Nuova. Un’operazione scattata a pochi giorni dall’omicidio di Giuseppe Incontrera, ucciso il 30 giugno scorso a Palermo, ritenuto uno dei capi del mandamento che teneva la cassa delle famiglie. Per quel delitto è indagato e reo confesso Salvatore Fernandez, che si è costituito dopo che era già braccato dai carabinieri. Un’indagine che aveva rivelato che vi erano chiari segnali di una possibile escalation di violenze.

L’omicidio di Emanuele Burgio

Anche su questa seconda trance il Nucleo Investigativo di Palermo ha raccolto ulteriori e chiari segnali di recrudescenza violenta connessa con alcune tensioni in atto all’interno del mandamento di Porta Nuova.

Circostanza che avevano hanno fatto scattare i provvedimenti del gip richiesti dalla procura e bloccato, tra l’altro, la scarcerazione di Filippo Burgio, detenuto nel carcere di Voghera per altra causa e per il delitto di associazione mafiosa, che doveva tornare in libertà proprio oggi e che, come emerso dalle indagini, aveva manifestato la volontà di punire i co-responsabili dell’omicidio del figlio Emanuele, avvenuto il 31 maggio 2021 a Palermo, nel popolare quartiere della Vucciria. Anche per quell’omicidio ci sono tre indagati. Il provvedimento del gip ha bloccato la scarcerazione.

“Non ho pace per mio figlio – diceva in carcere il boss Filippo Burgio, il padre di Emanuele, ucciso l’anno scorso – me l’hanno ammazzato come un cane, me l’hanno ammazzato questi figli di pulla..”. E con la mano destra faceva segno di tagliare la gola.

La droga è Cosa Nostra

Anche nell’operazione Vento 2 i carabinieri contestano l’associazione associazione finalizzata al traffico di stupefacenti gestita, in tutta la sua filiera (dalle fasi di approvvigionamento all’ingrosso allo spaccio al minuto sul territorio) dai vertici della struttura criminale per alimentare le casse mafiose. L’associazione avrebbe assunto la gestione diretta di 6 piazze di spaccio, localizzate nei centralissimi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa (via dei Cipressi, piazza Ingastone e via Regina Bianca), con a capo uomini ritenuti appartenere a cosa nostra; coltivazione e spaccio di stupefacenti; violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.

Il comandante provinciale dei carabinieri De Liso

“Negli ultimi otto mesi il controllo del territorio ha consentito ai Carabinieri di Palermo di arrestare su ordine della magistratura più di 200 persone legate al mondo della droga e della criminalità organizzata.

Ancora una volta, le indagini condotte con il coordinamento dalla direzione distrettuale antimafia hanno bloccato sul nascere pericolosi tentativi di riorganizzazione di cosa nostra: con l’operazione di questa notte lo Stato ribadisce che non esistono zone franche a Palermo, non c’è spazio per chi esercita violenza o affari criminali. il 5 luglio abbiamo dato un nome all’assassino che avrebbe agito alla Zisa; il giorno successivo eseguito 18 fermi, questa notte, siamo tornati nello stesso territorio per disarticolare i vertici di un pericoloso mandamento mafioso ( Porta Nuova) che era riuscito a riformarsi nonostante i ripetuti colpi inferti dai carabinieri negli ultimi anni”. Lo dice il generale Giuseppe De Liso, comandante provinciale carabinieri di Palermo commentando gli arresti di oggi nel mandamento mafioso di Porta Nuova.

Articoli correlati