Nell’operazione Vento che ha portato a 18 fermi nella notte dei carabinieri del comando provinciale nel mandamento mafioso della Zisa c’è un capitolo che riguarda il condizionamento del voto nel capoluogo. Il riferimento è senz’altro alle ultime elezioni che nelle settimane del voto hanno portato ad arresti e denunce per voto di scambio.
Le indiscrezioni
Al momento trapela ben poco su questi aspetti e nel provvedimento di fermo ci sono numerosi omissis. I boss coinvolti nell’inchiesta avrebbero procurato voti ad alcuni candidati. Certamente alcuni di loro era sotto intercettazione ambientale o telefonica da tempo e così sarebbe emerso l’inquinamento delle tornata elettorale. Una conferma arriva anche da quanto intercettato a metà maggio dagli agenti della squadra mobile.
Quando Giuseppe Incontrera ucciso sei giorni fa da Salvatore Fernandez aveva intenzione di fuggire perché già si sentiva braccato. Anche Di Giovanni aveva detto alla moglie, il 19 maggio scorso, spiegava che “stasera ci dobbiamo coricare là… ci vado solo io… tranquilla… pure a me dispiace ma che ci possiamo fare”.
La famiglia e le basi di spaccio a Palermo
La droga rappresenta una fonte sicura di reddito per la mafia. Una nuova conferma arriva dall’operazione Vento dei carabinieri del comando provinciale che ha portato a 18 fermi nella notte nel mandamento di Porta Nuova. I militari hanno accertato che gli uomini della cosca garantivano un servizio per i clienti attivo h24 che sarebbe stato gestito da Roberto Verdone.
Nicolò Di Michele e Salvatore Incontrera (figlio dell’uomo assassinato alla Zisa) si sarebbero occupati del settore degli stupefacenti, il più redditizio per il clan. In ognuna delle piazze principali di spaccio sarebbe stato individuato un capo: Giuseppe Giunta e Andrea Damiano al Capo e a Ballarò, Gioacchino Pispicia in via Cipressi, Leonardo Marino alla Vucciria, Antonino e Giorgio Stassi in via Regina Bianca.
Le estorsioni a tappeto nel mandamento di Porta Nuova
Avevano una squadra di picchiatori e impositori del pizzo la famiglia di Porta Nuova. Picciotti che avvicinavo, imprenditori, operai e commercianti e imponevano il pizzo a tappeto. Provavano con tutti i lavori aperti nella zona. Nessuno escluso. Se non riuscivano con l’imprenditore le richieste arrivavano direttamente agli operai. Circa 2 mila euro per un cantiere in via Orazio Antinori,. “ O levate mano subito o fate avere 2 mila euro a piazza Ingastone”. Anche in piazza Zisa per i lavori di ristrutturazione di un immobile gli uomini della cosca si sono presentati anche qui la tariffa 2 mila euro e se non trovavano i soldi e non riuscivano a contattare il titolare dell’impresa arrivava l’ordine perentorio: “Allora saliti il materiale, chiudi tutto e te ne vai”. Le richieste di pizzo sono state accertate anche ad alcuni ristoranti ad una tabaccheria o ad un’agenzia di scommesse in via Silvio Pellico dove sono stati razziati 14 mila euro. Ad un titolare di un negozio moto che aveva subito la perdita di familiari in una tragedia nel palermitano gli uomini di Porta Nuova gli hanno rubato tre bici elettriche dal valore di 5 mila euro.
Come nasce l’operazione
E’ stato proprio l’omicidio di Giuseppe Incontrera a far scattare la vasta operazione antimafia nel cuore del mandamento di Porta Nuova I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Dda nei confronti di 18 indagati, accusati a vario titolo di di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni e rapine aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose. Alla Zisa è stata una lunga notte tra perquisizioni e fermi.
Operazione Vento nel mandamento di Porta Nuova
L’operazione, Vento, rappresenta l’esito di una complessa attività d’indagine svolta in direzione del mandamento mafioso di Palermo – Porta Nuova. Le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, il coordinatore della Dda, e dai sostituti Gaspare Spedale e Giulia Beux, hanno delineato l’organigramma del mandamento mafioso di Porta Nuova, individuando il soggetto ritenuto il reggente del mandamento, nonché altri sodali, sospettati di essere figure a capo dell’organizzazione e gregari delle famiglie di Porta Nuova e Palermo Centro.
L’omicidio Incontrera e i fermi nella notte
L’omicidio fatto di sangue, infatti, avrebbe potuto aumentare il rischio della commissione di delitti o di rafforzare la volontà degli indagati di darsi alla latitanza perché responsabili diretti o indiretti di tali omicidi o, comunque, per sottrarsi (anche) da eventuali ritorsioni.
Chi sono gli arrestati
Tra gli arrestati ci sono Salvatore il figlio di Giuseppe Incontrera, il consuocero Giuseppe Di Giovanni e Tommaso Lo Presti che era stato scarcerato nel 2020. la figlia di Incontera, ha sposato il figlio di Giuseppe Di Giovani, fratello dei boss detenuti Gregorio e Tommaso.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri Giuseppe Incontrera la vittima uccisa cinque giorni fa era il cassiere del clan di Porta Nuova. L’omicidio aveva creato gravi contraccolpi all’interno del mandamento. Bisognava cercare di fare in fretta per evitare altri delitti e altri morti.
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