“Al cimitero di Bagheria non ci sono loculi liberi. Così le salme vengono depositate nella camera mortuaria in attesa di essere seppelliti quando si libera un loculo.

Le estumulazioni avvengono dopo 40 anni e sono coordinate da alcuni impiegati comunali. Diversi seppellimenti hanno avuto un iter più spedito dietro il pagamento di denaro da parte di alcuni impresari funebri”.

E’ il meccanismo della corruzione spiegato dal comandante della compagnia di Bagheria Federico Lori che ha condotto le indagini coordinate dalla procura di Termini Imerese. Tra i dipendenti che si occupavano di questo servizio ci sono alcuni dipendenti comunali coinvolti nell’inchiesta come Mineo, Gagliano e Bologna.

Nel corso delle indagini dei carabinieri sarebbe stato accertato che alcuni impiegati avrebbero ricevuto somme di denaro da alcuni impresari di pompe funebri per accelerare le tumulazioni togliendo anzitempo dai loculi i defunti.

L’organizzazione gestita da Mineo dietro il pagamento di soldi avrebbe consentito di ridurre i tempi di attesa delle salme in camera mortuaria, anche violando il criterio di progressività delle tumulazioni previsto dal regolamento di polizia mortuaria del Comune di Bagheria e di evitare che le salme da inumare subissero il trattamento previsto dalle norme.

Da quanto emergenze nell’ordinanza sono indagati anche diversi impresari funebri. Tra loro Francesco Sorci, 41 anni, Antonio Galioto, 27 anni, Francesco Tomasello, 42 anni, Alessandro Paternostro, 36 anni, Nicola Colletta 61 anni e Salvatore Colletta, 22 anni. Sono indagati anche alcuni dipendenti delle pompe funebri.