La Sicilia ha un patrimonio agroalimentare fantastico: va tutelato, conservato non soltanto dal punto di vista del patrimonio genetico, ma anche accompagnato verso una trasformazione digitale. E’ questa la mission di Agrotrack 2.0, un progetto volto alla valorizzazione delle Produzioni Orticole del Sud Est Siciliano attraverso attività di trasferimento tecnologico in grado di innescare metodi innovativi di gestione dei processi.

E’ la promessa di una trasformazione a 360 gradi per migliorare le performance del nostro settore agroalimentare e dare anche ai consumatori e ai mercati di tutto il mondo una percezione sempre migliore e ancor più caratterizzata di quello che significa made in Sicily.

 

Agrotrack 2.0, realizzato con i fondi del PSR Sicilia

Per parlare di agroalimentare, di rivoluzione digitale e di Agrotrack 2.0 abbiamo incontrato Davide Nicola Ciravolo, agronomo ed esperto che ha seguito in ogni sua fase il progetto. Prima di spiegare come funziona il progetto, è opportuno ricordare che Agrotrack 2.0 è stato realizzato grazie al Piano di Sviluppo Rurale Sicilia (sottomisura 16.1) . “Agrotrack 2.0 nasce come strumento di supporto alle aziende del Sud-Est della Sicilia, soprattutto riguardo alle produzioni del comparto orticolo” è l’incipit di Ceravolo.

Agrotrack 2.0 per il patrimonio agroalimentare del Sud est siciliano

Vale la pena investire in quel territorio, perché il Sud est della Sicilia è veramente uno scrigno di eccellenze all’interno di quelle eccellenza che è la Sicilia. “Stiamo parlando di una zona altamente vocata che ha anche una produzione caratterizzata da quantitativi rilevanti. Le principali produzioni sono quelle  della filiera orticola il peperone, la melanzana, il cetriolo e il pomodoro, in tutte le sue forme, tutti i suoi colori, tutte le sue peculiarità. Quindi andiamo da quello giallo che adesso va per la maggiore per arrivare sino alla varietà costoluto. Sono tutte eccellenze del territorio che l’agricoltore produce e sono ampiamente apprezzate da parte del consumatore finale”.

Il progetto nasce per ottemperare a un prerequisito di legge: “Il legislatore, dopo gli eventi catastrofici della encefalopatia spongiforme, il fenomeno della mucca pazza, ha imposto agli operatori del settore alimentare il principio della responsabilità di ciò che si vende, della salubrità e della sicurezza alimentare. Il produttore è tenuto ad avere contezza di tutte le fasi che scandiscono il processo produttivo, fino ad arrivare al consumo a valle, al consumatore finale”, spiega Ciravolo.

Le ragioni di questa norma sono tutte a difesa del consumatore: in caso di eventuali problematiche di ritiri e richiami di prodotti non conformi per il bene e alla salubrità del consumatore, si deve operare la rintracciabilità per capire qual è stato il problema e individuare il responsabile. “Agrotrack 2.0 è una piattaforma per la tracciabilità – spiega Ciravolo – che elabora dei dati e che come elementi di input ha anche dei parametri scaturiti da delle centraline. Queste centraline hanno dei sensori che servono a monitorare i principali parametri del ciclo di coltivazione e permettono all’agricoltore di avere in mano strumenti per rendere un ambiente inidoneo allo sviluppo dei patogeni. Quindi vanno a monitorare umidità del suolo, umidità dell’aria, ma anche il grado di illuminazione”.

Agrotrack 2.0, sinergia tra produttori e mondo universitario

Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione tra ricercatori e produttori. “Mi piace sottolineare che questo progetto è il frutto di una triangolazione sinergica tra il distretto produttivo e diverse istituzioni come il Parco scientifico tecnologico della Sicilia e l’Università di Palermo: due pilastri del progetto che hanno portato innovazione e fornito degli strumenti diagnostici in grado di dare modo all’agricoltore di andare a operare e individuare in modo capillare i vari patogeni”.

Tutti i dati raccolti dalla piattaforma saranno disponibili anche al consumatore finale. La tracciabilità arriva a tavola: “Ogni confezione di prodotto ha un label dove verrà esposto un QR code che dà la possibilità al consumatore finale di venire a conoscenza di tutte le caratteristiche e la storia dell’alimento che hanno scelto”.