Sono stabili le condizioni di salute di Totò Schillaci, l’ex calciatore della nazionale di Juve e Inter ricoverato sabato sera all’ospedale Civico di Palermo nel reparto di Pneumologia. E’ quanto dichiara la direzione sanitaria del nosocomio. “Rispetto a quando è entrato in ospedale le sue condizioni sono migliorate – fanno sapere i medici che lo seguono – e nelle ultime 24 ore ha bisogno di meno ossigeno”.
Il capocannoniere di Italia ’90
Più di 200 gol in carriera, una breve stagione tra la Sicilia e il bianconero culminata col Mondiale del ’90 di cui fu capocannoniere con 6 gol, è stato il volto delle “notti magiche” di Italia ’90. Schillaci oggi ha 59 anni e vive nella sua Palermo.
L’ex della nazionale italiana e della Juve e dell’Inter ha iniziato da bambino a giocare sull’asfalto del quartiere Cep, uno dei più popolari e difficili di Palermo. Famiglia modesta, tre fratelli e una sorella, il papà faceva il muratore. E’ stato sempre primo e più grande tifoso, e lo ha accompagnato dappertutto pur di farlo giocare.
Il “picciotto” del Cep
Totò ha fatto il gommista, il garzone di pasticceria, l’ambulante. Ha smesso quando lo prese il Messina.
Schillaci era alla clinica oncologica La Maddalena quando, il 16 gennaio, è stato arrestato il boss Messina Denaro. “Erano le 8.15 del mattino – ha raccontato lui stesso – aspettavo la mia visita di controllo, perché lì sono in cura dai dottori Mezzatesta e Mandalà. Avevo appena finito la colazione al bar, in un attimo mi sono ritrovato circondato da persone incappucciate con le armi spianate. Ho pensato a un attentato. Poi i carabinieri si sono qualificati, ma per un attimo io e quelli intorno a me ci siamo spaventati, c’era confusione.
Una persona come Messina Denaro che circola tranquillamente per la città e va in clinica come un cittadino qualsiasi, mi dà da pensare. Ho una mia teoria, ma ben venga se un problema che si trascinava da trent’anni è stato risolto. Di sicuro adoro Palermo e mi dà molto fastidio vederla associata solo alla criminalità, perché offre tante cose belle. Bisogna investire sui quartieri, questo sì, togliendo i giovani dalle strade. Ho rilevato questo centro sportivo, il Louis Ribolla, in una zona popolare, proprio per restituire qualcosa di quanto mi è stato dato dalla città. Mi rimane un solo rimpianto: non aver mai vestito la maglia del Palermo. Lo avrei fatto anche gratis”.
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