Il capo della polizia, Franco Gabrielli, partecipa alla cerimonia di commemorazione della strage mafiosa di Via D’Amelio dove morirono il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, risvegliatosi in ospedale dopo l’esplosione. Presenti alla cerimonia Manfredi Borsellino, figlio del magistrato, il sindaco Leoluca Orlando, il questore Renato Cortese. Polemicamente assente per la presenza di Gigi D’Alessio Fiammetta Borsellino

“Se tra di noi qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha tradito per ansia da prestazione o per oscuri progetti, siamo i primi a pretendere la verità. E non ci si pari dietro a chi non più parlare e a scorciatoie. Non vogliamo verità di comodo” ha detto Gabrielli, facendo riferimento ai presunti depistaggi nelle inchieste sulle stragi di mafia. A Caltanissetta tre poliziotti sono imputati per calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia.

Parlando con i cronisti alla fine della cerimonia, Gabrielli ha aggiunto: “Chi sbaglia portando la divisa sbaglia due volte, come cittadino e perché tradisce quel credito che i cittadini ripongono in noi”. “Non vogliamo agnelli sacrificali – ha proseguito – e che non si pratichi lo spot tutti responsabili e nessuno responsabile, lo dobbiamo ai familiari delle vittime e a poliziotti che lavorano sul territorio”.

“Noi vogliamo la verità intera, costi quel che costi. Tutto questo per noi non è negoziabile. Pretendiamo la verità al pari dei familiari delle vittime delle stragi mafiose”. Così alzando il tono della voce e tra gli applausi, ha aggiunto concludendo la cerimonia, nella sede della questura a Palermo, per l’anniversario della strage di via D’Amelio, dove furono assassinati Paolo Borsellino e gli agenti di scorta.

“I giudizi nei confronti delle persone si danno all’esito dei processi giusti e veloci, ci auguriamo che i processi non siano inquinati come le esperienze del passato ci consegnano”.

Ma non poteva mancare una affermazione corporativistica “Non me ne vorranno gli altri, noi siamo gli azionisti di maggioranza delle tragedie prodotte dalle stragi del 23 maggio e del 19 luglio. Sugli 11 servitori dello Stato uccisi, 8 appartenevano alla nostra amministrazione”.