Il dibattito politico in queste ultime giornate è tutto concentrato sugli esiti del referendum e nessuno sembra curarsi in queste ore di quello che sta succedendo seriamente nelle nostre città.
La situazione di Palermo però è singolare. La campagna elettorale è partita con Fabrizio Ferrandelli da un lato che ha lanciato la sua candidatura a Sindaco già da qualche mese e Leoluca Orlando dall’altro che conferma la sua candidatura, per sempre, come se un inesorabile destino avesse stabilito che Palermo debba o voglia essere governata da una primavera che sembra andata in letargo senza mai essere passata da un’estate calda e serena.
Non è dato sapere se ci saranno altri candidati a sindaco autorevoli alla prossima competizione elettorale per le comunali di Palermo. Quel che è certo è che i Grillini continueranno ad avere difficoltà ad entrare a palazzo delle Aquile in virtù delle recenti inchieste sulle “firme false” .
Ma abbiamo Orlando e Ferrandelli al momento e sembrano entrambi due battitori liberi dal contesto politico strutturato visto che non si comprende chi, tra i partiti tradizionali, avranno cura di sostenerli e se lo faranno al momento giusto.
Ferrandelli ha attivato la sua Palermocrazia per coinvolgere la città nella costruzione di un programma di governo. Batte ogni strada ed ogni quartiere aprendo “nodi territoriali”, quelli che oggi potremmo chiamare comitati elettorali 2.0, provando a marcare la differenza con il suo principale concorrente Orlando. Bisognerà vedere se questo percorso è autentico e quali risultati produrrà nella formulazione del programma.
Orlando invece pare sentire il fiato sul collo dall’avversario e mentre da un lato proverebbe a stringere accordi con la base grillina in cerca di strade verso il consiglio comunale almeno (nessuno ricorda che i 5 stelle non sono entrati in consiglio comunale nelle scorse elezioni per non avere superato lo sbarramento), dall’altro pare avere ceduto alla tentazione di raccontare, divulgare e diffondere l’immagine di una città viva, risorta grazie alla sua azione amministrativa, risanata nei bilanci, nel centro storico con la sua ZTL, una città dove il problema dei rifiuti è ormai marginale, dove le periferie sono rinate e ben collegate al centro grazie al tram più moderno ed europeo che esista, con i tanti soldi che è riuscito a far sganciare al governo nazionale, con il riconoscimento dell’UNESCO e con le frotte di turisti contenti di visitare una città ordinata e moderna ed i troppi commercianti che per non prestare il fianco alla mafia sono soltanto costretti a nascondere la propria condizione di benessere.
Di Ferrandelli possiamo dire poco in questa fase, lo conosciamo troppo poco e saremo solo in grado di valutare successivamente quanto autentico sia il suo tentativo di costruire un programma partecipato distante e distinto dalla politica. Una sola annotazione ci pare corretto apportare in questo momento: lui si è dimesso dall’Assemblea Regionale Siciliana quando sarebbe stato più comodo restare attaccato alla poltrona. E’ l’unico che può guardare in faccia il popolo a 5 stelle rivendicando la sua preferenza alle persone piuttosto che alle poltrone. E lo fa in ogni occasione possibile.
Orlando lo conosciamo bene come sindaco e come comunicatore. Per molti di noi è sindaco da troppo tempo. E questo racconto di una città inesorabilmente risorta grazie al suo tocco non ci convince per nulla se non altro perché troppo spesso il racconto sembra distante dalla realtà facendo mettere in discussione anche quale cose buone che ha fatto ma che rischiano di essere sommerse dalla mistificazione di troppi racconti.
Ed ecco che ci ha colpito, qualche giorno fa, vedere partecipare Orlando ad una nota trasmissione televisiva locale, Casa Minutella. Un mattatore capace di governare il salotto televisivo così come fa con la sua città: voce solitaria a dettare il verbo. Una prestazione brillante, dal punto di vista della comunicazione, con l’utilizzo di linguaggi adatti al contesto, al pubblico di riferimento. Capace di far sorridere i suoi interlocutori, giornalisti esperti e di fama, ed anche il pubblico a casa, c’è da scommetterci.
Ispira fiducia Orlando che va in tv a raccontare tante belle cose. Ispira fiducia però fino al momento in cui racconta di quel commerciante che sommessamente, di nascosto, gli ha detto che gli affari nell’area della ZTL gli vanno molto bene ma che non lo può dire pubblicamente soltanto perchè rischia di rimanere inviso al suo ambiente circostante fatto di gente che protesta in quanto autolesionista e gruppi mafiosi pronti ad aggredire le sue ricchezze con illecite richieste di pizzo.
Una storia che, a chi scrive, è parsa totalmente inventata e che fa crollare di credibilità tutto quanto proferito prima e dopo da questo sindaco esperto nel fare il sindaco e nel comunicare ad una popolazione che conosce fin troppo bene.
Ma chi ha mai sentito un commerciante, anche il più solido e benestante, rimanere soddisfatto dei suoi affari ed essere pronto a comunicarlo al suo sindaco senza rivendicare un intervento, una miglioria, un correttivo su un provvedimento così importante come quello della ZTL?
Allora vorremmo tanto che le prossime elezioni fossero scevre da mistificazioni della realtà. Che i candidati prima e gli amministratori dopo possano raccontarci le cose come stanno. Non bisogna gettare il bambino con l’acqua sporca ma un minimo di rispetto per gli elettori è da esigere. Temiamo invece che la recente lezione di Trump abbia fatto scuola anche dalle parti di chi sosteneva la Clinton e la esibiva come una icona della vocazione internazionale del sindaco di Palermo e della sua città.
Nella medesima trasmissione abbiamo anche sentito Orlando dire che teme soltanto se stesso come concorrente alla corsa elettorale a sindaco. Un pò di egocentrismo misto a mancanza di rispetto per gli avversari che denotano comunque lo stile solitario del suo modo di governare, poco propenso all’ascolto ed alla partecipazione civica. Auspichiamo soltanto che la città non debba temere Orlando come lui teme se stesso. Palermo è migliore di 20 anni fa. Nonostante chi l’ha amministrata abbia troppo spesso pensato a se stesso più che alla sua città, qualunque sia stato il colore politico e lo schieramento che lo ha sostenuto.
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