La capitaneria di Porto ha sequestrato 500 chili di pesce e elevato sanzioni per 12 mila euro. È il bilancio dei controlli nei confronti degli ambulanti improvvisati a Palermo che per lo più vendono il novellame di sarde.

Controlli anche nelle pescherie

Controlli anche alle pescherie che vendono sughi e salse, o polpette a base di pesce, pietanze che vengono spesso confezionati in ambienti privi di autorizzazione sanitaria, o totalmente illegali, utilizzando materie prime non tracciate e in precarie condizioni igienico-sanitarie.

I controlli sono stati eseguiti insieme agli agenti della polizia e il servizio medico-veterinario dell’Asp 6 di Palermo. Il pesce risultato idoneo al consumo alimentare umano, è stato devoluto in beneficienza agli enti caritatevoli del capoluogo siciliano tramite il Banco Alimentare.

A Termini sequestrato pesce ad ambulante abusivo

Nei giorni scorsi sequestrato pesce ad un ambulante abusivo a Termini Imerese. Ad operare i finanzieri del gruppo di Termini Imerese, nell’ambito del dispositivo di contrasto dell’abusivismo commerciale disposto dal comando provinciale di Palermo.

Ad essere stati sequestrati 23 chili di prodotto ittico ad un uomo che di fatto stava esercitando l’attività di esercente ambulante su un’area pubblica, in prossimità di via Armando Diaz. Ma era completamente abusivo. In particolare le fiamme gialle, durante il controllo, hanno accertato che il venditore ambulante era sprovvisto della prevista autorizzazione amministrativa per l’esercizio in forma ambulante, che deve essere rilasciata dal sindaco, necessaria per lo svolgimento dell’attività.

Inoltre sempre il pescivendolo abusivo non è stato in grado di esibire ai militari che lo stavano controllando la documentazione attestante la provenienza e la tracciabilità del pescato in vendita. Per questo motivo il prodotto ritenuto non sicuro per il consumo alimentare è stato distrutto, in totale all’incirca 23 chili. I finanzieri hanno quindi provveduto a segnalare il trasgressore all’autorità marittima competente, vale a dire la capitaneria di porto di Palermo, in riferimento alla violazione degli obblighi in materia di etichettatura e tracciabilità. Una materia che è disciplinata dal decreto legislativo 4 del 2012 sulle “Misure per il riassetto della normativa in materia di pesca e acquacoltura”.