Paura e disorientamento a Castronovo di Sicilia dopo il focolaio scoppiato all’indomani della messa della Vigilia natalizia. Il paese, che aveva annoverato pochissimi contagiati in questa seconda fase e nessuno nella prima, si è ritrovato catapultato sulla ribalta delle cronache con una ventina di positivi, alcuni dei quali in attesa di tampone molecolare. Inevitabili i veleni e le polemiche che hanno travolto il parroco della matrice don Onorio Scaglione, anche per alcune frasi pronunciate dal pulpito, e il sindaco Vito Sinatra, presente alla celebrazione eucaristica. Il primo cittadino, però, non ci sta a fare passare l’episodio come capro espiatorio e ha voluto raccontarci come si sono svolti i fatti dal suo punto di vista.
Sindaco come sono andate le cose in chiesa la sera del 24 dicembre?
Sono arrivato in chiesa quando la messa era sul punto di cominciare. Sicuramente tutti avevano la mascherina, ma poiché la celebrazione era molto partecipata non posso assicurare che la distanza interpersonale fosse garantita, affermazione che mi è stata erroneamente attribuita. Prima di sparare a zero sull’accaduto bisogna tenere conto del contesto in cui si trovava a vivere il paese: praticamente con un solo positivo di lungo corso, in isolamento a casa e che si sarebbe negativizzato di lì a qualche giorno. Il nostro è un paese in cui si respira un sentimento vividamente religioso, la messa era molto attesa ed è stata seguita con intensità emotiva dai fedeli, in un’atmosfera serena e priva di preoccupazioni contingenti legati al Covid in paese. Quello che posso e voglio smentire categoricamente è che ci sia stato scambio di auguri in sacrestia la sera del 24 dicembre, anzi posso aggiungere che poiché la messa è terminata intorno alle 21,45, il parroco ha invitato tutti a non fermarsi in chiesa per lo scambio di auguri, così da non incorrere nel rischio di infrangere il coprifuoco. “Vi farete gli auguri domani – sono state le parole di don Onorio – In questo momento tornate a casa, prima delle 22”.
Alcune frasi pronunciate da don Scaglione hanno suscitato polemiche, ad esempio, “il Covid in chiesa non c’è”. Lei era presente, cosa ne pensa?
Forse sarebbe più adeguato sentire lui su questo aspetto. Io posso riferire le mie impressioni da ascoltatore e per certo sono frasi riportate fuori contesto, che assumono un significato molto diverso da quello che era nelle intenzioni iniziali. Don Onorio apostrofa spesso i fedeli fra il serio e il faceto, come degli amici, ricorrendo anche ad espressioni in dialetto. Si è rivolto ai presenti, al termine della funzione, spronandoli a continuare a pregare e a non lasciarsi prendere dallo sconforto, a non spaventarsi ad andare in chiesa perché il rischio del contagio purtroppo si nasconde dietro ogni nostra attività, che per un credente andare in chiesa non è meno importante di tutti gli altri adempimenti quotidiani. Poi con una battuta ha pensato di esortare i fedeli ad esorcizzare la paura di partecipare alle funzioni religiose tanto più che, ha sempre riferito don Onorio in quell’occasione, a Palermo le autorità religiose lamenterebbero le chiese vuote e una distanza dai luoghi di culto per paura del contagio. Preoccupazione che non credo possano lasciare indifferente un parroco, la cui missione è proprio quella di raccogliere i credenti.
Durante quella celebrazione ha mai pensato che potesse fare qualcosa?
No. Ripeto mi ero reso conto che la funzione fosse partecipata, ma tutti indossavano la mascherina, la serenità del contesto natalizio e la relativa tranquillità sui contagi non lasciava presagire, penso a nessuno dei presenti, quello che sarebbe accaduto in seguito. Io ero impegnato a seguire la funzione, chi ha partecipato alla messa evidentemente non aveva una percezione di pericolo, altrimenti sarebbe andato via, dal momento che esiste la volontà ad autodeterminarsi, a prescindere dalle valutazioni altrui. Naturalmente in questi giorni mi sono confrontato con il dipartimento dell’Asp e mi è stato detto che se è innegabile che una chiesa, così come qualsiasi altro spazio chiuso, può diventare luogo di contagio, la tempistica con cui sono insorti i sintomi, cioè il giorno di Santo Stefano, lascia pensare che la trasmissione del virus circolasse già da prima per abitudini quotidiane fra gruppi di persone che si conoscono e condividono interessi e attività. Mi rendo conto che il caso Castronovo si espone all’interesse mediatico, ma mi sembra anche profondamente ingiusto che un episodio occulti il senso di responsabilità e i sacrifici di una comunità che era rimasta quasi indenne dal contagio per mesi. Come amministrazione, subito dopo lo scoppio dell’emergenza, abbiamo provveduto, prima dell’arrivo dei fondi nazionali e regionali, a distribuire bonus di beni di prima necessità per le famiglie in difficoltà. Lo abbiamo fatto con fondi nostri, fra cui lo stipendio del sindaco cui ho rinunciato fin dall’insediamento, accantonandolo in un fondo per la solidarietà sociale. Ai circa 10 mila euro nostri si sono aggiunti 28 mila di fondi statali, impiegati secondo le prescrizioni di legge per chi è rimasto in difficoltà. Abbiamo creato subito un tavolo di coordinamento con la Protezione civile e i Carabinieri, assicurando la distribuzione a domicilio di viveri e farmaci agli anziani, così da non farli uscire di casa, pur non avendo positivi sul territorio. Sempre grazie alla collaborazione, dei volontari abbiamo consegnato le mascherine alle fasce a rischio, quando erano praticamente introvabili, alcune anche di realizzazione sartoriale. Abbiamo promosso l’iniziativa del “carrello solidale” ed emanato ordinanze su mercati e attività scolastiche quando necessario, oltre ai prelievi a domicilio e al trasferimento dei campioni per ammalati e anziani, grazie alla Protezione civile e al personale sanitario; senza dimenticare la continua sanificazione dei locali pubblici e dell’area urbana. Con la collaborazione dei Carabinieri abbiamo garantito il controllo del territorio senza forzare la mano, laddove non fosse indispensabile. La situazione si è un po’ normalizzata in estate, il coordinamento è ripartito con la stessa attenzione con la ripresa dell’allarme pandemico. In autunno, si è svolto un “drive in” che ha rilevato l’assenza di contagi.
E adesso come intende procedere…
Proprio in queste ore ho avuto assicurazioni dal commissario Costa di un ulteriore “drive in” subito dopo l’Epifania: il primo sarà a Castronovo; ma soprattutto continuiamo ad assistere chi ha bisogno. L’emergenza sanitaria non si può disgiungere da quella economica e sociale, gli interventi per la tutela della salute collettiva passano attraverso un approccio globale. Per questa nuova ondata, abbiamo messo sul campo 54 mila euro per i voucher, cui si aggiunge un ulteriore stanziamento di 18 mila euro previsto dall’assessorato alla Famiglia. Si tratta di soldi contabilizzati secondo la contabilità di Stato e quindi sotto il diretto controllo degli organi di Polizia. Voglio concludere rivolgendomi a tutti i concittadini che sono preoccupati, hanno tutta la mia attenzione e l’amministrazione comunale è pronta a supportarli in ogni modo, ma non accetto e rispedisco al mittente lo sciacallaggio strumentale di chi è sempre rimasto con le braccia conserte, salvo poi ritenersi in diritto di puntare il dito contro quella che al massimo potrebbe essere stata soltanto un’involontaria sottovalutazione della circostanza.
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