A Palermo il Comune al centro di un difficile iter di due coppie omosessuali che hanno adottato dei bambini all’estero me che non possono essere riconosciuti come figli in Italia. L’adozione fatta negli stati che la permettono, infatti, non potrebbe essere trascritta nei registri italiani a causa della legge che non lo permette.

L’odissea di una coppia gay

Sono due le coppie gay al centro di quella che è una vera e propria odissea. A loro viene negata l’iscrizione nei registri dello Stato civile delle adozioni di bambini adottati in altri stati. Viene raccontato dal Giornale di Sicilia. La anomala famiglia costituita 10 anni fa con il benestare di carte, bolli, scuola e amici oltre confine qui è solo una allegra comitiva in vacanza.

Il problema della trascrizione negata

Come si legge sul quotidiano, il problema è la trascrizione dell’adozione fatta in un altro Paese dove ora vivono nei registri dello Stato civile. Un atto dovuto, come sancisce una sentenza di Cassazione che però verrebbe ignorata dalla nuova amministrazione, come aveva già fatto la precedente sotto la guida di Leoluca Orlando. Secondo gli uffici del Comune di Palermo non vi sarebbero ancora le disposizioni da parte del ministero dell’Interno, ma per l’avvocato della Rete Lenford che assiste le due coppie, Stefano Chinotti “è una violazione inaccettabile del diritto internazionale, dovremo ricorrere alla Corte d’Appello”

Il caso di Giancarlo e Frank

Al centro di questa odissea ci sono Giancarlo Campisi, che dal ‘97 è capo cabina sugli aerei della British Airways e che fa coppia con il compagno Frank, partner civile dal 2012. Proprio nel 2012 hanno adottato Dyllan e Riley. Dal 2020 hanno avviato la pratica di trascrizione dell’adozione in Italia dei due ragazzi come prevede la legge. A Palermo però questo diritto sarebbe stato fino ad ora negato visto che l’amministrazione comunale, come raccontano i due genitori al Giornale di Sicilia, avrebbe dato risposte “evasive o assenti”.

Verso la richiesta al Tribunale

Ai due genitori non resterebbe che rivolgersi al Tribunale adesso. “In Italia le sentenze emesse a favore di genitori come noi sono già state rese disponibili, ma in città è come se i precedenti non avessero alcun valore e si dovesse ricominciare daccapo. Nonostante tutta la pratica sia stata incoraggiata e facilitata dal consolato italiano di Londra! Per quanti anni ancora, accetteremo, noi, così come i nostri figli, di essere discriminati in Italia in base alla sessualità?”. Intanto l’assessore all’Anagrafe Dario Falzone, replica che “fino a quando non arriveranno risposte chiare sui quesiti normativi inviati al ministero, gli ufficiali di Stato Civile non possono effettuare la pratica”.