“L’accordo quadro per l’accesso alla Cassa Integrazione in Sicilia è un patto scellerato contro diecimila aziende e oltre ventimila lavoratori”, si legge in una nota del Coordinatore Regionale di Confimprese Sicilia, Giovanni Felice. La confederazione datoriale delle piccole e medie imprese non ha sottoscritto l’accordo sindacale per l’applicazione della cassa integrazione in deroga in Sicilia prevista dal decreto Cura Italia.
“Mentre il Decreto ed il Ministro del Lavoro – afferma Felice- hanno inteso allargare la Cassa integrazione in deroga a tutti, anche perché tutte le attività sono chiuse, sindacalisti e datori di lavoro siciliano, si permettono, con il beneplacito, non so se cosciente, di escludere oltre diecimila aziende e ventimila lavoratori da questo beneficio perché rei di non avere versato l’obolo, lo chiamo cosi per evitare querele, agli Enti Bilaterale di loro proprietà”.
Confimprese protesta perché il decreto dà a tutti, tranne i datori di lavoro domestico, la possibilità di accedere alla Cassa integrazione in deroga. “La domanda che nasce spontanea – insiste il coordinatore Regionale di Confimprese – è, per quale motivo escludere queste aziende e questi lavoratori? L’adesione obbligatoria all’ente bilaterale non è prevista da alcuna norma, certamente chi partecipava al tavolo è in palese conflitto di interesse in quanto “proprietario” degli Enti Bilaterali è che quindi ha interesse a lasciare fuori chi non ha aderito agli stessi”.
Felice pone diversi interrogativi. “Come funzionerà per queste aziende che sono chiuse. Il titolare non può licenziare, non può lavorare e dovrebbe pagare gli stipendi? Ho l’impressione- conclude il Giovanni Felice- e già qualche segnalazione che conferma questa nostra ipotesi ci è pervenuta, che si sia creato ad arte un problema “sanabile” attraverso una adesione predatata chiaramente con una messa a posto. Sulla vicenda abbiamo allertato il presidente Musumeci e tutte le Autorità che possono avere voce in materia per fermare quello che più che un accordo contro l’emergenza sembra un patto per utilizzare l’emergenza a scapito di aziende e lavoratori”.
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