E’ al centro delle polemiche della sinistra e dell’intera questione morale lanciata anche da qualche ex magistrato. Totò Cuffaro, l’ex presidente della Regione che è stato in carcere ed ha scontato la sua pena, secondo i suoi oppositori non dovrebbe trovare spazio in politica anche se la legge gli permette di tornare a farla anche se non a candidarsi
La sfida di Cuffaro
Così Totò insieme alla sua Dc Nuova lancia la sfida non solo ai suoi oppositori ma anche, in un certo senso, agli elettori. Saranno loro a dover dire se deve continuare
“In questi mesi abbiamo lavorato per riportare nella scheda elettorale un’idea che si basi su principi e valori e abbiamo deciso di candidare al Consiglio comunale di Palermo tante donne e giovani per dare un volto nuovo alla politica” dice l’ex governatore che è ben cosciente della delicatezza di questo passaggio verso al rinascita della democrazia Cristiana sia pure nuova.
“Adesso -. continua – tocca agli elettori esprimersi e decidere se vogliono il cambiamento. Se la DC a Palermo non
raggiungerà il 5% e il progetto che sto portando avanti verrà bocciato, chiuderò con la politica. Se invece i palermitani ritengono che io possa essere ancora utile alla politica ci aiutino a far crescere la DC”.
Cuffaro anche nel mirino degli hacker
Per l’ex governatore il ritorno alla politica è un percorso complesso. Non è finito solo nel mirino di tanti avversari ma anche degli hacker. Domenica scorsa Il profilo Facebook, Instagram e l’account dell’email di Totò Cuffaro sono stati hackerati.
“Si tratta di un vile gesto che stiamo provvedendo a denunciare all’autorità giudiziaria – aveva dichiara il commissario regionale della Dc Nuova -. Ancora una volta, come sta succedendo troppo spesso nell’ultimo periodo, la Dc viene messa sotto attacco, tentando, come in questo caso, di mettere il bavaglio. Noi andremo avanti per la nostra strada, sostenuti dalla gente che ogni giorno si avvicina al partito e condivide il nostro progetto”.
I manifesti e l’inchiesta
Nei giorni scorsi era toccato anche a più ondate di manifesti anonimi i cui autori erano poi diventati anche protagonisti di trasmissioni tv “Durante la trasmissione Piazza Pulita di Corrado Formigli, andata in onda giovedì scorso sul canale La7, è stata data la notizia dei manifesti affissi per la città di Palermo dal contenuto diffamatorio nei confronti del partito Democrazia Cristiana e di altri partiti. Un giornalista della trasmissione ha addirittura intervistato telefonicamente uno degli autori di tali manifesti, la cui voce è stata alterata per non renderla riconoscibile. Poiché abbiamo già formalizzato una querela per tali fatti, mi auguro che l’autorità giudiziaria si sia attivata – e se non l’ha ancora fatto, chiedo che si attivi – nei confronti della redazione della predetta trasmissione al fine di conoscere l’identità degli autori di tali condotte delittuose” aveva dichiarato l’avvocato Marco Traina, responsabile provinciale Giustizia della Democrazia Cristiana.
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