Per Palermo ancora non c’è nulla di deciso. Parola di Antonio Rubino, segretario organizzativo del Pd siciliano e componente della commissione che deve occuparsi di Palermo e delle scelte da fare. Rubino racconta a BlogSicilia i prossimi passaggi e soprattutto la sua visione della situazione palermitana che rischia di causare un’altra spaccatura interna ai dem proprio sull’uso del simbolo

“La direzione provinciale ha dato mandato alla commissione composta dal sottoscritto, Carmelo Miceli, Teresa Piccione e Rosalia Stadarelli, di provare a costruire una coalizione – dice Rubino a BlogSicilia – che riunifichi il centrosinistra e che provi ad arginare i grillini e la destra. Abbiamo incontrato i vertici regionali del partito e domani incontreremo il partito nazionale. Dopo questi passaggi chiederemo un incontro al Sindaco di Palermo. La decisione finale, per quanto mi riguarda, dovrà essere presa dalla direzione di Palermo”.

Quindi nessun incontro con Orlando? Sembra che il Sindaco non voglia il simbolo del PD

Al momento nessun incontro. Per quanto riguarda il simbolo non mi faccio condizionare dalle voci. Quando incontreremo Orlando vedremo se e che tipo di alleanza vorrà costruire col Pd. Certo le amministrative saranno complesse. Abbiamo una destra, da Miccichè a Saverio Romano, che si sta riorganizzando attorno al ‘civico’ Ferrandelli e parte dei nostri alleati in regione, da Cardinale a Vizzini che, anch’essi in forma civica, sono andati autonomamente con Orlando. Insomma, al massimo, una riorganizzazione di ceto politico. Poi ci sono i grillini, che fra firme false e ‘comunarie’, stanno mostrando la loro vera faccia: una classe dirigente inadeguata che rischierebbe di consegnare Palermo ad un destino peggiore di quello della Capitale.

E il Pd?

Il Pd deve fare il Pd. Ovvero provare ad interpretare la nostra vocazione di partito riformista, che offre ai palermitani un’idea di città alternativa alla ‘stantìa’ visione che l’ha caratterizzata fino adesso. Per fare questo è necessario mettere in campo una classe dirigente competente, rinnovata e che contribuisca al risveglio politico e civile della città. E mi creda, nel Pd ci sono tante, tantissime energie capaci di farlo.

Ma il partito così diviso è in grado di farlo?

Io ho sempre lavorato per l’unità. Non rinnego le posizioni che io e tanti altri compagni e amici abbiamo tenuto in merito alla gestione del partito palermitano. Tanti errori e troppa divisione. Ma oggi c’è un attacco al cuore del nostro partito. C’è un tentativo, subdolo e sotterraneo, di dire che c’è un altro Pd, da costruire attorno alle amministrative di Palermo, magari con un occhio puntato alle regionali ed uno alle politiche. Di fronte a questo io scelgo il PD.

Però i vostri alleati hanno già chiuso con Orlando? Come conciliate le due cose?

Ringrazio Totò Cardinale perché con questa vicenda ha finalmente fatto chiarezza su un punto, per alcuni di noi, molto importante: non esistono patti federativi, costole o altre ‘alchimie’ politiche. Sicilia Futura è un partito autonomo che segue la sua strada. E come è giusto che sia un partito cerca la sua indipendenza alle elezioni, dalle comunali alle politiche, con proprie liste e propri uomini. Semmai esprimo il rammarico per la fuga in avanti facendocela apprendere dai giornali. Non è una questione di buona educazione, ma di sostanza, visto che governiamo insieme la Regione.

Oggi il sottosegretario Davide Faraone apre alla possibilità di andare con Orlando senza simbolo. Che ne pensa?

L’area che fa riferimento a Davide Faraone è a guida del partito palermitano ma non è il partito palermitano. Sul punto, se necessario, deciderà la direzione di Palermo.

Quindi Orlando Si o Orlando No?

Guardi il tema non è Orlando. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo alla riunificazione del centrosinistra, ma un matrimonio se si deve fare lo si deve volere in due. Una cosa è certa e per questa mi batterò: qualsiasi sarà lo scenario non accetterò di nascondermi dietro ad un civismo ipocrita. Noi siamo un partito che ha una funzione e questo dobbiamo provare a fare.