Dopo la polemica, non ancora sopita, sui condannati per mafia che partecipano alla campagna elettorale, sui manifesti anonimi e infamanti, arriva anche la polemica sul rischio voto di scambio.

Salvini lancia l’allarme su Messina

“Io sono tranquillissimo” e “credo che si possa stravincere in tutte e tre le Regioni che andranno al voto” ha detto Matteo Salvini, leader della Lega, a margine del suo intervento alla scuola di formazione politica del partito a Milano. “In Sicilia – ha spiegato – sono convinto che vinceremo, come e con chi lo decideranno i siciliani; in Lombardia penso che la squadra attualmente al governo sia di eccellenza; c’è da scegliere velocemente sulla Regione Lazio, dove siamo all’opposizione. Lì va individuato un candidato e lo chiedo al centrodestra per evitare ritardi che ci furono sulle scelte dei candidati sindaci di Roma e Milano”. “I governatori della Lega – ha aggiunto – sono fra i più apprezzati d’Italia”. In particolare, “la Lombardia è tornata a correre dopo i due anni di devastazione, è tornata ad essere un modello di buona gestione anche in campo sanitario”.

Poi, parlando di amministrative, intervenendo a sostegno di Federico Basile, candidato sindaco che si avvia alla vittoria a Messina, ha fatto una denuncia forte su chi in quella città promette posti di lavoro in cambio del voto.

Ferrandelli sposta l’attenzione su Palermo

Ma Fabrizio Ferrandelli, candidato sindaco a Palermo, sposta l’attenzione sul capoluogo siciliano “Consiglio a Salvini, che è stato anche Ministro dell’Interno, di approfondire quanto sta avvenendo a Palermo. E, con onestà intellettuale, di replicare lo stesso intervento, prendendo le distanze da chi pratica quel metodo”.

Calenda “bene Ferrandelli”

“Ha fatto bene Fabrizio Ferrandelli a lanciare l’allarme sul voto di scambio a Palermo” sottolinea il leader di Azione Carlo Calenda. “E ancora meglio ha fatto invitando Matteo Salvini ad ‘aprire gli occhi’ su ciò che accade In città. Se veramente vogliamo dare una nuova guida a Palermo e, tra qualche mese alla Sicilia, è arrivato il momento di lasciare fuori la porta consorterie, prebende e favori”.

Le parentele scomode di Lagalla

Tutto questo mentre Roberto Lagalla si trova a doversi difendere da altri attacchi dei giornali che fanno riferimento all’area che oggi si fa chiamare progressista. L’ex rettore ha dovuto spiegare i rapporti con i familiari della moglie, Maria Paola, figlia dell’ortopedico Giuseppe Ferro, fratello di Antonio Ferro, quest’ultimo personaggio di spicco della mafia agrigentina. In particolare, secondo quanto racconta Il Domani, Ferro sarebbe considerato il patriarca di un clan di Canicattì legato sia ai Corleonesi che ai Santapaola.

“Si tratta di una parentela priva di qualsivoglia frequentazione. Non ho mai conosciuto, né intessuto rapporti, di qualsiasi forma e maniera, con certi ambienti e con le persone in questione”, ha spiegato il candidato sindaco.

Ma il fatto quotidiano rincara la dose chiamando in causa il presidente dell’Antimafia secondo il quale “Avrebbe potuto dirlo da subito”.

Il grillino Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia insiste: “Se non ci sono tali aderenze familiari basta dimostrarlo con la presentazione di un documento”.

Gli anonimi diventano hacker

A completare il quadro, dopo i manifesti anonimi, arrivano anche gli hacker che modificano un articolo di stampa on line e designano la Preside di una scuola del quartiere Zen come assessore di Lagalla. Cosa naturalmente falsa che serve solo a rilanciare la polemica sul fatto che da quella scuola di quel quartiere difficile è partito il tour elettorale di Lagalla

Articoli correlati