Un volto al successore di Orlando. Dopo i tanti nomi circolati a destra dove è in corso la trattativa anche con Italia Viva che alla fine potrebbe esprimere la carta vincente per la ‘nuova coalizione’ e mentre è in corso il dibattito interno al Pd che ha lanciato il cantiere per il dopo Orlando ma senza fino ad ora aver messo il cappello su niente, guardiamo al M5S appeso fra la replica dell’alleanza giallorossa a Palermo e le tante diatribe interne. Da mesi, ormai, come candidato sindaco,  circola con grande insistenza il nome del deputato regionale Giampiero Trizzino.

42 anni, avvocato specializzato in diritto ambientale, deputato alla sua seconda legislatura all’Ars, Trizzino è uomo forte del Movimento in Sicilia. Già presidente della commissione Ambiente di palazzo dei Normanni, è responsabile nazionale delle politiche ambientali del Movimento 5 stelle. A domanda diretta lui ha sempre glissato, ma adesso a BlogSicilia ammette che il pensiero inizia a solleticarlo

Trizzino, è vero che potrebbe essere lei il candidato del Movimento 5 stelle a Palermo?

Potrei pensarci seriamente, ma solo se questa ipotesi fosse ampiamente condivisa nel Movimento da attivisti e portavoce. Sono stato eletto all’Assemblea regionale siciliana, il mio posto è qui. Sebbene le elezioni comunali siano quasi coincidenti con quelle regionali. Sarebbe scorretto nei confronti di coloro che mi hanno sostenuto, non chiedere il loro parere. Infine, non ho intenzione di derogare alla regola del vincolo del secondo mandato. Se la nuova organizzazione del M5S, con Giuseppe Conte, dovesse consentire ai portavoce di potersi ricandidare in altri ruoli, magari più prossimi al territorio come si era tra l’altro già ipotizzato durante gli Stati Generali, allora ne parleremo.

Cosa ci dice di un’eventuale corsa a braccetto del Pd? Anche a Palermo potrebbe ripetersi l’esperimento vincente di Termini Imerese?

L’esperienza del Governo Conte II ha dimostrato che è possibile portare risultati se si alleano due o più forze politiche che hanno la stessa visione. Sebbene all’esperienza di coalizione nazionale sia seguito anche qualche esperimento locale, come ad esempio a Termini Imerse, la scelta di presentarsi insieme ad altri partiti per il M5S (inutile prenderci in giro) resta un tema delicato. La decisione spetta, anche in questo caso, al gruppo, solo dopo avere ponderato nomi e temi da condividere.

 Le cronache mostrano giorno dopo giorno lo sfacelo di Palermo, la cui immagine sembra irrimediabilmente compromessa. Come giudica il lavoro di Orlando e cosa farebbe lei per cambiare passo?

Le ultime classifiche sulla qualità della vita in Italia relegano Palermo sempre nei bassifondi, e ciò, obiettivamente,  non può essere un caso. Le cronache quotidiane ci raccontano di imprese  intrappolate e strozzate da eterni cantieri, centinaia di bare in attesa per una degna sepoltura, traffico caotico, discariche abusive ad ogni angolo di strada, cassonetti stracolmi e strade e marciapiedi pieni di buche. E vado a  memoria. Onestamente mi riesce difficile pensare a qualcosa che in città funzioni a dovere. A mio avviso un programma elettorale potrebbe anche essere sintetizzato in una sola, magica parola: normalità, la più grande delle rivoluzioni possibili e  che purtroppo è sparita dai radar di Palermo.  Bisogna ricominciare dalla piccole cose per  puntare ai grandi risultati, per ridare un significato che a quella che a Palermo purtroppo è una parola vuota: vivibilità.

 Qual è, a suo avviso, il più grande fallimento di Orlando?

La mancanza di continuità. Ogni progetto partito dalla sua amministrazione, per quanto apprezzabile nell’intento, si è quasi sempre interrotto. Dalla vicenda indecorosa della gestione dei rifiuti, di Bellolampo e della raccolta differenziata (Palermo resta fanalino di coda tra le grandi città italiane per le percentuali di raccolta differenziata), al recupero del centro storico (era partito bene un paio di anni fa, adesso è di nuovo in progressivo abbandono) e delle periferie, che oggi sembrano pianeti dimenticati. Palermo non ha bisogno di miracoli, di opere faraoniche. Palermo ha bisogno di una politica che inizi un lavoro e lo concluda. Non che ne apra cento e non ne porti a termine manco mezzo.

Visto che è un esperto di ambiente, non si può non parlare con lei di rifiuti, settore dove funziona tutto malissimo.  Perché?

Perché, come le dicevo, la città di Palermo non ha mai completato il circuito della raccolta differenziata in tutto il perimetro urbano (è un paradosso che interi quartieri non abbiano neppure le campane per le frazioni differenziate), perché mancano i centri comunali di raccolta, perché la municipalizzata che gestisce il servizio, la Rap, va riorganizzata e messa a sistema.

Ma, soprattutto, perché sebbene la città sia proprietaria di un polo, quello di Bellolampo, che potenzialmente potrebbe gestire in autonomia tutte le frazioni differenziate (oltre all’indifferenziato), è ostaggio della Regione e della sua elefantiaca burocrazia.

E’ oltremodo assurdo che i rifiuti prodotti dalla città di Palermo, tanto per fare un esempio, debbano viaggiare per chilometri lungo tutto la Sicilia, prima di raggiungere altre piattaforme di conferimento o altre discariche, quando abbiamo un impianto a pochi passi dalla città, che però oggi è in parte inutilizzabile. Questo è avvenuto perché Bellolampo, negli anni, è stata la discarica di tutti.

 Cosa farebbe lei per normalizzare la raccolta e risolvere l’atavico problema Bellolampo?

L’impianto di Bellolampo non è soltanto la discarica, chi pensa questo commette un errore. Il sito di Bellolampo è un polo tecnologico che, se ben organizzato, può trattare quasi tutte le frazioni differenziate e può diventare un esempio virtuoso di gestione sostenibile dei materiali post consumo. Oggi invece è una bomba ecologica che minaccia le abitazioni limitrofe e le falde acquifere.  Va riconvertita, messa in sicurezza, vanno completate le bonifiche delle vasche esaurite e devono essere messi in esercizio gli impianti a servizio della raccolta differenziata.

E, per concludere, come accennavo, deve finire la politica becera secondo cui a Bellolampo finiscono i rifiuti di tutta la Sicilia.

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