Hanno risarcito con  quasi mezzo milione di euro in più i familiari di un paziente morto all’Asp di Pantelleria.

I giudici della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti presieduta da Giuseppa Maneggio (Gioacchino Alessandro relatore e Francesco Cancilla giudice) hanno condannato Michele De Maria, ex primo dirigente avvocato responsabile dell’ufficio affari legali e contenzioso dell’Asp di Trapani quale responsabile del procedimento  e Fabrizio De Nicola, ex direttore generale dell’Asp a risarcire l’azienda sanitaria di circa 330 mila euro: 207 mila euro De Maria e De Nicola di 129 mila euro.

L’Asp era stata condannata dal Tribunale civile di Marsala in primo grado a risarcire 482 mila euro alla famiglia di un paziente morto durante un ricovero nel presidio ospedaliero di Pantelleria nel 2007. La corte d’Appello di Palermo aveva aumentato il risarcimento portandolo a un milione e 200 mila euro.

Secondo quanto contestato dalla procura contabile diretta da Gianluca Albo i due vertici dell’Asp avrebbero risarcito i familiari con l’intera somma di un milione e 200 mila euro senza defalcare quanto già versato in primo grado. Un surplus di oltre 480 mila euro che ha portato i due sotto processo davanti ai giudici contabili.

“Secondo la procura, la duplicazione del pagamento non può che essere frutto di un radicale disinteresse verso il corretto utilizzo del denaro pubblico – si legge nella sentenza – attesa la conoscenza dei pagamenti già eseguiti in favore dei congiunti della paziente defunta in esecuzione della sentenza di primo grado”.

Secondo i giudici i due dirigenti dell’Asp De Maria e De Nicola “abbiamo avuto parte nel causare il danno con le rispettive condotte, per aver trascurato con inescusabile negligenza ciascuno nell’ambito dell’esercizio delle proprie competenze – ossia De Maria nel proporre senza avere debitamente governato l’istruttoria e De Nicola nell’assumere il provvedimento di liquidazione della somma riconosciuta dalla Corte d’Appello a favore degli aventi diritto del paziente deceduto. Il dirigente avvocato pagherà il 40% del danno quantificato in 518 mila euro, mentre il direttore generale il 25%. La parte restante è addebitabile ad altri soggetti che non sono stati chiamati in giudizio”.

I due dirigenti presenteranno appello.