La Cassazione ha stabilito che la discarica di Siculiana non doveva essere sequestrata. Così ha deciso la terza sezione penale che ha accolto le tesi difensive degli avvocati Roberto Mangano, Angelo Mangione, Fabio Anile, Roberto Fiore, Vincenzo Maria Giacona, Riccardo Rotigliano e Antonella Paternò che rappresentavano i fratelli Catanzaro e la società, dichiarando inammissibile il ricorso che la procura di Agrigento aveva presentato contro la decisione del tribunale del Riesame che aveva annullato il sequestro preventivo eseguito a luglio del 2020.

Il Tribunale del riesame

L’intero impianto di contrada Matarano a Siculiana (Ag), gestita dalla Catanzaro Costruzioni era stata dissequestrata dal tribunale del riesame.

Il sequestro

Il sequestro, richiesto dal procuratore Luigi Patronaggio e dal pm Alessandra Russo e firmato dal gip Francesco Provenzano, era stato effettuato lo scorso 17 luglio dal comando carabinieri per la Tutela dell’ambiente – Nucleo operativo ecologico di Palermo, insieme alla Guardia di Finanza, nucleo di polizia economico finanziaria di Agrigento.

Gli indagati

Tre gli indagati: i gestori dell’impianto riconducibile all’ex presidente di Sicindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro e ai suoi fratelli. Giuseppe Catanzaro – va precisato – ex presidente di Confindustria Sicilia, si era autosospeso e dunque non era più da qualche mese dirigente della “Catanzaro Costruzioni”.

Il provvedimento era stato firmato per “le irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini di contaminazione del suolo e delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica”, irregolarità naturalmente presunte.

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