Il deficit depurativo non è sicuramente una novità in Sicilia e la fotografia scattata da Goletta Verde ne mostra in pieno le criticità: lungo le coste siciliane i tecnici di Legambiente hanno monitorato venticinque punti e ben diciassette di questi presentavano cariche batteriche elevate. Nel mirino ci sono sempre canali, foci di fiumi e torrenti che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati. Una situazione non più tollerabile che rischia di compromettere una delle maggiori risorse di questa regione.

È questo il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste siciliane dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente (realizzata anche grazie al sostegno del CONOU – Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e dei partner tecnici Aquafil, Novamont, Nau) è stato presentato questa mattina in conferenza stampa a Palermo da Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia e Serena Carpentieri, responsabile Campagne di Legambiente, alla presenza di Marco Scurti, Sindacato Medici Italiani e rappresentante Assimefac e del Capitano di fregata Fabio Citrolo della Direziona marittima di Palermo.

Per l’occasione Legambiente ha presentato anche un reportage fotografico sulla situazione delle coste siciliane realizzato da Anna Paola Montuoro

“Anche quest’anno registriamo dati tutt’altro che positivi lungo le coste siciliane – spiega Serena Carpentieri, responsabile Campagne di Legambiente -. Anche se il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali è nostro dovere evidenziare per l’ennesima volta le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi di questa regione. Un problema, quello della cattiva depurazione che affligge purtroppo tantissime zone dell’Italia, visto che nel nostro Paese circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi. A pagare al solito sono i cittadini, perché questi ritardi nell’attuazione della direttiva comunitaria hanno portato già a multe salatissime”.

L’Italia, infatti, è soggetta a tre procedure di infrazione emanate dalla Commissione Europea nel 2004, nel 2009 e nel 2014; le prime due delle quali sono già sfociate in condanna. Per la procedura di infrazione 2004/2034 la sanzione prevista è di 62,7 milioni di euro una tantum a cui si aggiungono 347 mila euro per ogni giorno (61 milioni di euro a semestre) sino a che non saranno sanate le irregolarità. La Sicilia pesa moltissimo in queste procedure di infrazione. Solo considerando la procedura di infrazione del 2014, in questa regione sono coinvolti e sotto accusa ben 171 agglomerati (insieme di comuni con abitanti equivalenti maggiori di 2.000).

I 171 agglomerati siciliani rappresentano il 19% di tutti gli agglomerati a livello nazionale coinvolti dalla procedura di infrazione (883 in totale). Gli agglomerati già condannati, invece, sono in totale 54 (un terzo degli agglomerati condannati sommando le due sentenze), tutti con un numero di abitanti equivalenti maggiore a 10.000 che scaricano acque non sufficientemente depurate in aree cosiddette “sensibili”.

“La sfida della depurazione doveva rappresentare una priorità per il rilancio ambientale ed economico di questa terra, ma tutti i governi regionali che si sono succeduti hanno evidentemente fallito, visto che non si è stato in grado neanche di spendere i soldi che erano disponibili – dichiara Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia -. Le segnalazioni che continuano ad arrivarci dai cittadini, molte delle quali non siamo riusciti a verificare direttamente ma abbiamo subito inoltrato alle autorità preposte, dimostrano che la situazione in tante aree dell’isola è diventata insostenibile, con scarichi che finiscono in mare e rischiano di compromettere ulteriormente la già difficile situazione in cui versa la nostra economia. Sulla sostenibilità ambientale, sulla qualità del mare e delle coste, si gioca una scommessa che la Sicilia deve assolutamente vincere se si vuole garantire un reale futuro ai nostri territori”.

Non si può certo dire che i bagnanti vengano poi informati a dovere. Anzi, tutt’altro. La cartellonistica in spiaggia è praticamente inesistente qui in Sicilia, anche se obbligatoria da tre anni per i comuni costieri: rispetto ai 25 punti campionati, i tecnici di Goletta Verde non hanno avvistato nessuno dei cartelli informativi previsti dalla normativa, che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi 4 anni), i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa. Anche quelli di divieto di balneazione sono merce rara: solo in cinque punti rispetto ai venti dove non vengono eseguiti campionamenti da parte delle autorità competenti, o è stato disposto il divieto temporaneo alla balneazione, sono presenti cartelli per informare i bagnanti. Si tratta di un problema che non va minimamente sottovalutato, perché mette a rischio la stessa salute dei bagnanti. In molti punti giudicati critici dai tecnici di Goletta Verde, infatti, viene spesso registrata la presenza di bagnanti nel punto preso in esame o nelle immediate prossimità dello stesso.

L’assalto al nostro mare e alle nostre coste, insomma, non si ferma. Lo confermano anche i dati del nuovo dossier Mare Monstrum 2017 di Legambiente sul mare illegale basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto: la Sicilia con 2041 infrazioni accertate (il 13% a livello nazionale), 2269 persone denunciate e arrestate e 380 sequestri effettuati si piazza al secondo posto nella classifica italiana del mare illegale, dietro soltanto alla Campania. In pratica 5,5 reati accertati al giorno e 1,4 infrazioni per ogni chilometro di costa.
Tra le tipologie di reato spiccano quelli legati alla pesca di frodo che vede la Sicilia al primo posto in Italia con 975 infrazioni accertate, 980 persone denunciate. Su questo fronte sono stati 67.446 kg i prodotti ittici finiti sotto sequestro, tra prodotti catturati senza licenza, sottomisura o in periodi di fermo pesca, prodotti spacciati per freschi quando freschi non sono, o conservati in condizioni igieniche pessime.
A seguire i reati legati alle violazioni al codice della navigazione e anche in questo caso la Sicilia è in testa alla classifica nazionale (nel 2016 sono stati 443 i reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, che hanno portato alla denuncia di 446 persone); quelli legati all’insufficiente depurazione e agli scarichi inquinanti (412 le infrazioni accertate, con 628 denunce e 173 sequestri effettuati). Infine i reati legati al ciclo del cemento lungo la costa: sono stati 211 i reati accertati, con 215 persone denunciate e 56 sequestri effettuati lo scorso anno.

Tema centrale di questa edizione di Goletta Verde sarà anche il rischio per inquinamento da marine litter. Legambiente ha recentemente raccontato l’esperienza e i dati raccolti in questi 30 anni da Goletta Verde alla conferenza mondiale degli Oceani all’Onu, rilanciando un pacchetto di proposte per contrastare questo problema che, al pari della maladepurazione e della pesca illegale, mette in serio pericolo l’ambiente, la biodiversità marina ma anche la salute dei cittadini. Soltanto in due punti rispetto ai 25 punti monitorati, i tecnici di Legambiente non hanno trovato rifiuti. C’è di tutto, ma a farla da padrona resta la plastica, presente nel 100% dei casi; segue il vetro, ma anche carta e rifiuti vari.