I siciliani, in tanti, sopratutto quelli che vivono e lavorano con la pubblica amministrazione, le imprese che non hanno ancora trovato percorsi per l’internazionalizzazione, i giovani disoccupati e le loro famiglie, i disoccupati di lunga durata con le loro mogli e figli, vorrebbero svegliarsi domani e ritrovarsi nel 2017.

Perché? Semplice: l’immobilismo del governo regionale, l’ostinata perseveranza del Presidente Crocetta e della sua squadra al governo nell’affermare la bontà e serietà di una azione che non trova riscontro nel mondo reale di tutti i giorni e la strategia politica messa in campo da Renzi e dai suoi alfieri in Sicilia tutta orientata a presidiare i disastri amministrativi dall’alto con un lento e progressivo commissariamento a livello centrale delle funzioni un tempo delegate all’Autonomia regionale, ormai definitivamente in declino, conducono verso un desiderio di elezioni che emerge sempre più forte nei pensieri dei siciliani attivi.

La crisi economica siciliana unita al blocco totale della spesa pubblica determinata dall’alto e da un Assessore all’Economia che risponde direttamente a Renzi se non ai renziani di Sicilia, determina quella voglia inesorabile di rimandare il vissuto quotidiano al futuro come unica speranza che cambiando la guida e definendosi in modo chiaro e definitivo i ranghi del potere nazionale sulla Sicilia, qualcosa possa cambiare in meglio. Anche perché, se al peggio non c’è mai fine si dice anche in Sicilia e non solo che ‘più buio che a mezzanotte non può fare’. E la situazione siciliana è sul serio buia come non mai, come non si riscontra in altre parti di Italia.

Hai voglia ad affermare che il Governo regionale sta rimediando alle esperienze disastrose delle passate stagioni di Cuffaro e Lombardo. Questa musica non suona più: sono sempre gli stessi, i politici, i dirigenti ed i funzionari amministrativi di questa Regione. Sono gli alleati di Cuffaro e Lombardo di un tempo che ancora oggi rimangono attaccati al treno lento della gestione Crocetta, quasi a voler affermare inesorabilmente ed in via definitiva i principi del Sedara secondo cui in Sicilia sempre tutto cambia perché non cambi nulla.

Non abbiamo un presente da raccontare e non abbiamo soprattutto una visione di futuro che possiamo contribuire a costruire. Nessun progetto politico credibile. Il centro destra che non c’è se non quando si riavvita in percorsi nostalgici e poco credibili e la sinistra in Sicilia che non c’è mai stata. Una possibilità resta quella di agganciare l’epopea renziana che se dovesse progredire a livello nazionale, anche sulla scorta della conferma delle riforme di Delrio, Boschi e C.. potrebbe assicurare se non altro stabilità alla Sicilia.

L’ultima alternativa è sperare che il potere anche in Sicilia venga presidiato dai 5 stelle che proprio qui, in assemblea regionale, hanno mostrato la migliore faccia di un modo di fare politica che fa discutere dall’esperienza amministrativa di Parma alle elezioni per il campidoglio a Roma. Ma anche li, ci aspetteremmo di comprendere almeno da loro quale visione della nostra regione vorrebbero imporre e condurre.

Allora proviamo non a sostituirci ai nostri delegati al potere che sembrano avere perso capacità di proposta reale e poniamo qui la nostra proposta semplice: 5 azioni che dovrebbero essere condotte in Sicilia da parte di un governo per provare ad imprimere una svolta reale. Si tratta in fondo di banalità. Ma se la politica non fa la sua parte arriva il momento di fare almeno un tentativo. Chissà se sarà letto da alcuno e se qualcosa di interessante per i Siciliani potrà venire fuori almeno da queste righe. Noi almeno ci avremo provato!

Leggi qui le cinque azioni per la Sicilia