Lasciare l’auto a casa, e sperimentare forme di mobilità alternativa. Un invito che il Comune di Palermo rivolge ai cittadini con grande convinzione, promuovendo, ad esempio, l’uso della bicicletta. Ma Palermo, è una città a misura di ciclisti?

Riceviamo e pubblichiamo integralmente, la testimonianza di una nostra lettrice e del suo viaggio attraverso le piste ciclabili di Palermo, eccola:

Mi chiamo Costanza e frequento un liceo di questa abbandonata e meravigliosa città. Come ogni palermitano potrei elencare una miriade di pregi della mia città, che alla fine, magari per mancanza di tempo, si ridurrebbero a: buon cibo, bel clima e brave persone. Tuttavia oggi scrivo permettere in evidenzia uno dei difetti di Palermo.

Da sempre inorridiamo sentendo le accuse mosse contro la città, portando in esempio le sue buone qualità che, al solito, si riducono alle tre sopra citate. In tutta l’Europa le persone si muovono molto in bicicletta. E vi assicuro che quasi dovunque piove di più e c’è più freddo. Perché noi dovremmo fare eccezione? Per essere anticonformisti, annientare i nostri polmoni e accrescere i nostri grassi?

La bicicletta. Scopro che gran parte dei miei amici non ne possiede una o non sa usarla, proprio quest’anno che mi ha preso una smania per la bici. Abito a Mondello, una borgata gettonatissima in estate e dimenticata da Dio in inverno. Invito tutti i cittadini a provare la pista ciclabile di Mondello. Come? Quale pista ciclabile? Quella dissestata di viale Regina Margherita dove in ogni scaffa un pino potrebbe affondare le radici? O quella in viale Regina Elena, che altro non sarebbe che la corsia degli autobus, dove ogni volta che uno sporadico autobus capita lì, deve fare a gara con il povero ciclista? Oppure no, quella dell’Addaura, che non esiste.
Figuriamoci, al curvone dell’Addaura non c’è neanche il marciapiede. E questo per quanto riguarda Mondello. Se mi fermassi qui non sarebbe giusto.

Procediamo il nostro giro ideale in bici. Oggi siamo in forma, ci avventuriamo per la salita di Mondello, ovvero viale Ercole. Un po’ di fatica, ma ne vale la pena per essere superati dalle macchine in corsa, consapevoli che oggi non ci sarà l’autovelox. Se sei fortunato becchi anche l’automobilista incavolato nero che deve suonare per forza, nonostante tu occupi uno spazio minuscolo della carreggiata. Ma tu occupi uno spazio minuscolo della carreggiata perchè sul marciapiede alla tua destra ci sono più radici che mattonelle.

In più se lì un corridore ti venisse incontro, sarebbe la fine. Ecco,la salita sta finendo. Oggi si va in centro, quindi imbocchiamo la Favorita. Il Parco del Re. Qui sì che hanno avuto riguardo del ciclista, recentemente hanno dipinto una
linea gialla sull’asfalto. Grazie! Andiamo avanti.

Dopo qualche minuto, viale della Libertà: la maestosa. Qualche giorno fa ho avuto un breve ma intenso scambio di opinioni con un mio concittadino, proprio qui. Lui, con la sua giacca ben stirata e un’aria di sufficienza, era appena sceso dall’auto posteggiata per intero sul marciapiede. Bisogna sapere che del marciapiede in viale della Libertà, una metà è riservata alle bici. O almeno così indica la segnaletica.

Quindi vogliate scusarmi se non ero sulla corsia degli autobus a bloccare il traffico. Dunque,ero in bici con un gruppo di amici e di colpo la carovana si blocca perchè questo galantuomo aveva posteggiato il suo veicolo proprio lì in mezzo. Non tanto contenta, faccio notare al gentiluomo che non credo si possa posteggiare sul marciapiede-pista ciclabile. Eh no,lui si infervora, il marciapiede non è per le biciclette.

Mi scusi buon uomo, in questa città qual è lo spazio dedicato alle biciclette? Il mio è una sorta di appello.
Vedo un certo numero di ciclisti. Perchè non dobbiamo essere rispettati? Una città deve avere una pista ciclabile degna di questo nome.Però,siamo onesti, ora abbiamo il bike sharing.