Cinque ore di code in auto, un Paese, quello di San Vito, preso d’assalto, un palco montato in una posizione che non permetteva vie di fuga con grandi rischi in caso di un qualsiasi incidente. E’ il racconto di un lettore di BlogSicilia, uno dei 35mila che ieri si trovava a san Vito Lo capo in occasione del concerto di Alvaro Soler. un racconto che riceviamo e pubblichiamo ritenendolo una testimonianza che può fornire elementi per migliorare, in futuro, ed evitare rischi inutili

Lo svincolo autostradale di Castellamare del Golfo alle 17 è già un tappeto di auto. Il navigatore stima il tempo di arrivo a San Vito Lo Capo in poco più di un’ora e 50 e indica un incidente all’altezza di Custonaci come motivo del ritardo. E allora decidiamo di proseguire per portare mia figlia e le sue amiche al concerto di Alvaro Soler nella cittadina che ospita in questi giorni il Cous Cous Fest.

Il tempo si allunga, passano due ore e San Vito Lo Capo è ancora lontanissima. Chiamiamo la Polizia Stradale che genericamente risponde “C’è traffico”, come se noi e gli altri migliaia in coda non ce ne accorgessimo da soli. Alle 19, dalle parti di Buseto Palizzolo, alcune macchine che tornano verso l’autostrada, in senso opposto al nostro, si fermano per avvisarci che a San Vito Lo Capo non si può più entrare. Chiamiamo di nuovo la Polizia Stradale che ci rassicura: “Potete andare, dovrete posteggiare a Baia Castelluzzo e da lì partiranno le navette”.

Navette spaziali probabilmente, perché di quelle reali non se ne vede l’ombra. Ogni tanto si intravede qualche pattuglia della stradale ma nulla di più. Alle 22, 30 finalmente arriviamo a San Vito Lo Capo, parcheggiamo la macchina all’ingresso del paese e ci avviamo verso il corso.

Che è letteralmente invaso dagli stand della manifestazione, dai tavolini dei bar e dei ristoranti e dalle persone che si preparano a assistere al concerto, perché il palco è stato collocato in una traversa della via principale della cittadina. Passiamo accanto a due vigili urbani col volto scuro che scuotono la testa e dicono a bassa voce: “Ma se succede qualcosa, qua si rischia la tragedia, la gente non può scappare”.

E hanno ragione. Non c’è modo di fuggire, neanche si riesce a muoversi e persino mia figlia di 8 anni si interroga sul perché abbiano scelto di piazzare il palco in mezzo al corso, in una via stretta e non sulla spiaggia, dove spazi ce ne sono in abbondanza. Lì c’è il maxischermo ed è molto più sicuro stare lì che fra tutta quella folla ammassata come sardine. Peccato che la spiaggia sia un tappeto di bottiglie, di rifiuti, perché purtroppo l’inciviltà regna sovrana e perché anche a voler essere educati, non si trova un cestino neanche a pagarlo a peso d’oro. Intanto Soler inizia a cantare, 10 canzoni in tutto, è quasi l’una di notte, se fossimo andati da Palermo a San Vito Lo Capo in bici, saremmo arrivati prima probabilmente. Finalmente quest’esperienza allucinante finisce. Con la certezza che, almeno io, non la ripeterò mai più.

Ma le opinioni non sono tutte uguali. Altri lettori, infatti, sono tornati entusiasti. (qui una selezione degli interventi nel dibattito in corso)

Per il sindaco di San Vito Lo Capo, però, il piano di sicurezza ed evacuazione esiste ed è perfettamente testato e approvato e tutte le norme rispettate (leggi qui la lunga replica del sindaco Rizzo)