Chi ha poca dimestichezza con lo sport ha temuto che una agguerrita pattuglia di marines stesse per invadere Palermo.

Tranquilli, stavolta la guerra non c’entra, è “solo” il crossfit, un sistema di allenamento creato da un americano, Greg Glassman, una ventina di anni fa.

Il CrossFit è un programma di forza e condizionamento, un mix di esercizio aerobici, ginnastica e sollevamento pesi olimpico.

Un sistema di allenamento che non punta solo al fisico, ma mira dritto alla mente e al cuore, mettendo chi si allena davanti ai propri limiti e aiutandolo a superarli ogni giorno, fino a fargli raggiungere traguardi prima impensabili.

E creando una vera community, gente che parla una strana lingua fatta di “pull up, toes to bar e keep, e si ritrova ogni giorno a sudare, spingere enormi copertoni, trascinare improbabili “slitte”, faticare incitarsi e sfidarsi.

Questo week-end, per la prima volta, a Palermo è sbarcato il grande crossfit. Crossfit Cantiere, uno dei box storici della città – non chiamateli palestre, i crossfitter potrebbero non perdonarvelo – ha organizzato una gara internazionale con 113 team di atleti provenienti da tutta Europa, pronti a una battaglia all’ultima goccia di sudore sulla spiaggia di Mondello.

Il mare cristallino e l’antico stabilimento balneare di fronte, la spiaggia trasformata in box a cielo aperto e centinaia di spettatori, tra supporter e neofiti.

“Abbiamo cominciato a coltivare questo sogno un anno fa – racconta Marco Figuccia, proprietario di Crossfit Cantiere e organizzatore insieme a Giulia Ramoni, coach e fortissima atleta italiana – Lo scopo era portare a Palermo finalmente una competizione internazionale. E l’obiettivo è trasformare questa gara in un appuntamento fisso”.

Giulia e Marco alla competizione hanno dato un nome curioso The South Mahyem, letteralmente “caos meridionale”.

E alle prove, wod nel gergo, nomi tratti da termini siciliani. Come ” a acchianata”, riferimento comprensibile ai palermitani che pensano alla salita sul Monte Pellegrino, e che dà il titolo a una sfida ad altissima intensità che prevede, tra l’altro, la salita sulla fune. Mentre per la gara di sollevamento pesi hanno scelto il palermitanissimo “cafudda”.

Al South Mayem gareggiano una quarantina di box di tutta Italia e diversi box europei di Francia, Spagna, Malta.

Un’occasione unica per una città che conta pochissime strutture sportive e pochissime competizioni internazionali e che ha portato a Palermo oltre 600 persone in due giorni.

“Gli scogli maggiori – spiegano Marco Figuccia e Giulia Ramoni affaticatissimi e insonni da giorni – sono stati quelli relativi alla burocrazia: dai permessi per il blocco del traffico, all’autorizzazione per l’occupazione della spiaggia. Poi c’è stata la consegna del materiale che ci ha lasciati in ansia fino all’ultimo. Ma alla fine pare che tutto stia andando bene”.

Al South Mahyem partecipano atleti di diverse categorie, scaled (principianti), iunior, master e gli Rx, i fortissimi, quelli che sollevano cento chili come fosse un sacchetto della spesa. Dieci giudici controllano con piglio severo la regolarità della gara. E guai a chi sbaglia. E poi ci sono i volontari, in prima fila madre, sorella e cognato di Marco e il padre di Giulia, infaticabili. E i ragazzi del box di Marco e Giulia, che hanno passato giorni a montare, smontare, scaricare bilancieri, bici, bumper per il solo desiderio di esserci e dare una mano. Quando si dice la community…

Gli eventi della gara in tutto sono sette, compresa la finale di domani.
“Mi sembra se la stiano cavando più che bene”, commenta Pietro Pisani, proprietario di Crossfit Casalpalocco, uno dei box storici di Roma presente al South Mayhem con 4 team. Per il crossfit Pietro, 44 anni, ingegnere, ha cambiato vita.

“Lavoravo in una multinazionale di energia, mi sono licenziato e ho aperto la palestra. Questo è un tipo di allenamento che ti cambia – racconta – Qui ci si mette in gioco, si spendono cuore e mente, si lancia una sfida a se stessi, si impara a trovare le risorse per vincere una gara ma soprattutto affrontare gli ostacoli della vita”.

“Oltre a essere un allenamento completo – spiega – e a dare indiscutibili effetti estetici, ti dà benessere mentale e fisico”. Addome scolpito, ma non solo, dunque. “Sì, – commenta ridendo – al box non troverai mai quello che, come in sala pesi, si allena allo specchio o giocando al cellulare. E poi gli effetti sulla salute sono indiscutibili: ci sono studi che garantiscono che il crossfit riduce la diffusione delle malattie croniche”.
Che sia uno sport che ti prende si capisce guardando la schiera di persone venute da tutta Italia per rifare il proprio team. Ciascuno indossa la maglietta del box e incita chi gareggia. Mentre gli atleti, rigorosamente tatuatissimi (uomini e donne), e con le facce un po’ cattive (sarà lo sforzo), sono concentratissimi. In sottofondo una musica martellante un po’ maledetta: rap pesante per dare il ritmo. E guai a chi droppa.​