E’ un fiume in piena suor Jacinta. Una donna straordinaria, enorme, non solo fisicamente, dal cuore grande e meraviglioso che dalla africana Uganda è venuta in missione a Brancaccio, nel Centro Padre Nostro, “per aiutare chi è in difficoltà” dice.

“Ho messo tutto nelle mani di Dio. Conoscevo la mafia e la storia di questa città, ma per non fare preoccupare la mia famiglia non ho detto che sarei venuta qui”.

Parla nella Chiesa della Missione Speranza e Carità di fratel Biagio, che tra qualche giorno diverrà il “centro del mondo” per ospitare papa Francesco a pranzo con i “suoi poveri”. Suor Jacinta racconta la sua storia con un entusiasmo che disarma e col sorriso di “chi ci crede veramente”. Viene da una famiglia unita e che le ha comunicato grandi valori, che l’ha formata con amore.

“Avevo quindici anni quando dissi a mio padre di voler diventare suora – racconta – ma mi rispose che prima avrei dovuto finire gli studi”. Così si diploma in lingue e va subito ad insegnare, ma dopo un anno la vocazione diventa forte e parte per l’Italia “per tre mesi”, dice ai genitori, ma in realtà ritorna in Africa dopo sei anni, da suora.

Un anno fa è approdata a Brancaccio, al Centro Padre Nostro, voluto da Padre Pino Puglisi. “All’inizio la gente del quartiere non mi dava confidenza, oggi tutti sono molto accoglienti, si confidano e chiedono consigli, sostegno. Sanno che possono contare su di me”.

Al Centro è al servizio degli anziani, ma organizza gite, lavori in ceramica, danza. Aiuta i bambini nel doposcuola e accoglie i visitatori nella casa-museo di don Pino.

“La sera sono stanca, utilizzo la macchina di San Francesco – sorride –, vado a piedi, avete capito”.
Commuove l’abbraccio con fratel Biagio, due storie al servizio dell’uomo, quello che sta alle “periferie esistenziali”, quello considerato “scarto” ma che, con loro, acquista una nuova dignità.

Questo incontro-testimonianza è stato presentato da Riccardo Rossi, direttore del giornale della Missione “La Speranza”. E’ stato il terzo appuntamento in vista della visita pastorale di Papa Francesco che il 15 settembre, proprio lì, condividerà il pranzo con immigrati e carcerati.