Il 98% degli studenti della 5°classe della scuola primaria possiede un telefonino e l’87% lo utilizza anche per collegarsi ad Internet. Questi sono i primi dati emersi dal questionario sottoposto ad un gruppo di alunni (la maggior parte 10 anni) dell’Istituto Comprensivo Sciascia, del quartiere Zen, a Palemo.

Ma il dato che salta all’occhio è che il 60% dei bambini ha già un account Facebook, e di questi il 33% è iscritto in un altro social network (in un’età proibita), ma solo il 58% dichiara di averlo a nome proprio.

Ai dati in tendenza con la media nazionale se ne aggiunge, ad ogni modo, uno che lascia sperare in un consumo critico dei social. Il 60% degli studenti, infatti, afferma che i propri genitori controllano il telefono.

I numeri cambiano, per quanto riguarda il campione analizzato nella prima classe della scuola Media (la maggior parte hanno 11 anni), ma non muta il significato. Anche in questo caso, infatti, solo il 5% non possiede uno smartphone e il 94% che lo possiede lo utilizza anche per collegarsi.

Ma qual è il livello di conoscenza dei fenomeni del cyberbullismo e bullismo?

Nella fascia dei 10 anni il 64% afferma di sapere cos’è il cyberbullismo, anche se con qualche difficoltà nello spiegarne il significato, ma a prevalere è il bullismo, con il 91%. Il 60% ha ammesso di aver assistito a episodi di bullismo, la maggior parte nel quartiere, e l’11% invece ha assistito al cyberbullismo.

Stessa tendenza per quanto riguarda gli studenti della prima Media; molti sanno cos’è il bullismo e meno il cyberbullismo. Ma in questo caso le definizioni del fenomeno del cyberbullismo sono più chiare, rispetto agli alunni più piccoli.

E se i figli sono la cosiddetta Generazione Z, i genitori non sono da meno!

Il 74% ha un profilo Facebook e il 13% utilizza anche altri social network. Solo il 33% ha detto di sapere cos’è il cyberbullismo mentre non ci sono dubbi sul significato del bullismo, con il 94%.

“I dati dunque – afferma Cetty Mannino, blogger del sito www.intreccio.eu – lasciano intuire nella necessità di intervenire soprattutto nella conoscenza e nella prevenzione del fenomeno, fin da giovanissimi e non solo nella giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. Un consumo responsabile e i rischi del web devono essere chiari sin da subito”.

“Purtroppo ci troviamo davanti a ragazzi – spiega Pasquale D’Andrea, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Palermo – che hanno il mondo in mano, ma non sanno usare questa potenzialità. Inoltre la bassa scolarizzazione dei genitori, che utilizzano questi strumenti, non permette di prevenire determinati rischi”.

“Il fenomeno – dichiara l’avvocato Carmela Re – ha assunto una portata dilagante poiché nella sua forma “embrionale” è stato giuridicamente sottovalutato, se non in casi estremi. Le numerose condotte, singolarmente o complessivamente considerate, atavicamente poste in essere e per troppo tempo ritenute più o meno rilevanti essenzialmente sotto il profilo sociologico e morale hanno finalmente una precisa e specifica collocazione nel nostro ordinamento giuridico e sono oggetto di un inquadramento normativo che – si auspica – concorrerà ad arginarne considerevolmente la portata, a partire dalla genesi delle condotte predette. E ciò anche in considerazione delle funzioni che solo una norma giuridica può assolvere”.

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