Il fisco aveva presentato un conto da 1,1 milione di euro per 34 cartelle esattoriali legate a debiti fiscali della madre defunta. Alla fine la contribuente pagherà solo 7mila. È quanto è stato stabilito dalla Commissione tributaria provinciale di Palermo.
Il beneficio di inventario
La donna è stata difesa dall’avvocato tributarista Alessandro Dagnino, alla guida di Lexia Avvocati. Nel giudizio venivano contestati debiti fiscali per diverse annualità e a diverso titolo. La maggior parte delle cartelle erano riferite alla defunta madre della ricorrente. L’Agente della Riscossione rivendicava il credito nei confronti della figlia sostenendo che in assenza di un formale provvedimento di sgravio da parte dell’Agenzia delle entrate si doveva proseguire nella riscossione. Nel processo, però, è stato provato che l’eredità era stata accettata con beneficio di inventario.
La decisione dei giudici
Grazie a questa previsione normativa l’erede decide che i lasciti non confluiscano automaticamente nel suo patrimonio ma che riceverà solo ciò che rimarrà dell’eredità dopo l’estinzione di crediti e debiti. Da quanto emerge dalle carte processuali, nulla è rimasto all’attivo dell’eredità e così alla Ctp, guidata dal giudice Romeo Ermenegildo Palma (presidente) e composta dai giudici Salvatore Caponetto (relatore) e Paolo Guido, non è rimasto che annullare la quasi totalità delle pretese erariali. “L’accettazione con beneficio d’inventario – si legge in sentenza – limita la responsabilità dell’erede entro il valore dei beni ricevuti”, a nulla rilevando la mancata impugnazione delle cartelle notificate alla defunta madre, e “peraltro sono intrasmissibili agli eredi le sanzioni amministrative in armonia al principio della responsabilità personale”.
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