Ricorre oggi il 35° anniversario dell’omicidio del piccolo Claudio Domino, il bambino di 11 anni che fu ucciso a Palermo da un killer la sera del 7 ottobre 1986. Un delitto rimasto senza colpevole e senza verità. Per anni si è percorsa la pista mafiosa, e solo di recente alcuni pentiti avrebbero collocato come responsabile del delitto la figura di Giovanni Aiello, alias “faccia da mostro“, una figura borderline tra mafia e servizi segreti deviati.

Le iniziative per il 35° anniversario

Palermo ricorda il piccolo Claudio Domino con tre giorni di iniziative che partono oggi alle 9 (davanti alla lapide, nella strada che oggi porta il suo nome). In ricordo non solo di Claudio, ma di tutti i 109 bambini uccisi dalle mafie, durante la cerimonia saranno lasciati volare in cielo 109 palloncini recanti i nomi delle piccole vittime e una “Lettera per Claudio”, una grande busta che simboleggia il legame fisico che ancora oggi lega indissolubilmente Claudio a tutti gli altri bambini, parte del progetto “Una lettera per Claudio dagli alunni della Borgese-XXVII Maggio”.

La cerimonia avverrà in collegamento Facebook con il “Giardino della Memoria” del Comune di Caselle Torinese. Le iniziative andranno avanti fino a sabato. La “Via dei Librai”, grazie alla collaborazione degli aderenti al “Patto per la lettura”, consegnerà un libro per ogni bambino ucciso dalle mafie che sarà depositato sul banco che ne porterà il nome. Alla fine della manifestazione i libri saranno donati a una biblioteca per l’infanzia, scolastica o di associazione, che sarà individuata dai promotori.

Il dolore della madre

Grande il dolore che, come ogni anno, provano i familiari, in attesa di verità da 35 anni. La mamma Graziella Accetta si batte per conoscere esecutori e mandanti di quel barbaro assassinio avvenuto a San Lorenzo, mentre Claudio giocava per strada. Il killer lo chiamò addirittura per nome, lui si girò e l’assassino lo freddò con un solo colpo di pistola alla testa.

“Sono passati 35 anni dall’eccidio di nostro figlio Claudio Domino ucciso il 7 ottobre 1986. Ogni anno il 7 ottobre dopo la cerimonia davanti la lapide la messa e il cimitero rientriamo a casa ci isoliamo dal mondo chiusi nel nostro dolore. Quest’anno è un anno diverso ,dopo la trasmissione del 5 maggio di Atlantide su La7. Abbiamo deciso che dovevamo dare voce a nostro figlio e a tutti i bambini Vittime Innocenti di mafia. L’evento che sarà dedicato a tutti i bambini ha come titolo “Le Classi dai Banchi Vuoti” perché a nessun bambino deve essere negato il diritto di sedersi in un banco scolastico o ad avere recisa la vita”.

A maggio la Procura di Palermo ha deciso di acquisire atti e documenti per cercare di risolvere definitivamente il giallo. I genitori: “Vogliamo lanciare un messaggio di speranza, la Sicilia è terra di bellezza, arte, cultura, non solo di mafia”.

“Ho saputo chi lo ha ucciso dalla TV e non dalla Procura”

«L’altro ieri ero davanti alla TV. A un tratto ho sentito il dott. Gianfranco Donadio parlare di Claudio, dicendo che su quel bambino non si è voluto indagare. Il mio cuore si è fermato. E quando il giornalista Lirio Abbate ha detto che faccia da mostro aveva personalmente sparato contro nostro figlio, per noi è stata un’altra spada che entrava dentro al cuore. Lo abbiamo saputo dalla TV e non dalla Procura. Non è giusto».

Il delitto Domino: 35 anni di mistero

Proprio l’altro ieri un nuovo dettaglio è emerso nel corso del processo sul delitto Agostino. “Ci fu la reazione – ha detto la sorella di Nino, Nunzia Agostino – del legale che in quel periodo assisteva i miei genitori, l’avvocato Vincenzo Gervasi che disse a mio padre di riferirmi che dovevo revocare il mandato difensivo all’avvocato Carlo Palermo perché in nessun modo dovevano essere coinvolti i Servizi segreti nell’omicidio di mio fratello. Aggiunse pure, mi disse mio padre, che se io avessi continuato con questa pista con l’avvocato Palermo a mio fratello gli avrebbero accollato l’omicidio del piccolo Claudio Domino”. Fu così che Nunzia revocò a malincuore il mandato a Carlo Palermo.

Parole pesantissime, inedite, che sembrerebbero confermare l’intervento di Servizi segreti. All’epoca la ditta dei Domino, “La Splendente”, aveva vinto l’appalto delle pulizie dell’aula bunker Ucciardone durante il Maxiprocesso. Il delitto del bambino fece scalpore, tanto che gli stessi mafiosi si dissociarono per bocca di Bontate: “Noi condanniamo questo barbaro delitto che provoca accuse infondate anche verso gli imputati di questo processo”. Con quel “noi”, per la prima volta, Bontate ammette l’esistenza di Cosa nostra, fino a quel momento sempre negata. Il delitto resta – ad oggi – un buco nero anche se molti pentiti hanno tirato in ballo Aiello, ormai morto.

“Non riesco nemmeno a commentare – ha scritto Graziella Accetta parlando dei riferimenti emersi nel processo Agostino – , oggi per l’ennesima volta mi sono sentita trafiggere il cuore”. Il cuore di una madre che da 35 anni aspetta la verità.

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