Graziella Accetta Domino, la madre di Claudio, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 ottobre 1986, quando aveva appena 11 anni, è stata ospite di Casa Minutella, il talk show condotto da Massimo Minutella e in onda su BlogSicilia.it, VideoRegione, TempoStretto.it e Radio Fantastica RMB.


Come raccontato dal giornalista Ignazio Marchese, quel delitto fu così efferato che la stessa mafia, durante il maxiprocesso, per bocca di Giovanni Bontade, lesse un comunicato, a nome di tutti i detenuti della sua cella, dichiarando l’estraneità all’omicidio e, di fatto, ammettendo l’esistenza di Cosa Nostra.

Graziella Accetta Dominio ha affermato: «Io e mio marito ci siamo sempre chiesti perché Claudio è stato ucciso, era un bambino. Ci siamo chiesti dove abbiamo sbagliato, visto che siamo una famiglia onesta che ha sempre lavorato. Avevamo sì preso un appalto ma riguardava le pulizie all’aula bunker. Non avevamo contatti con nessuno».

«Subito dopo l’omicidio di Claudio – ha ricordato la donna – Giovanni Bontade, consigliato da Pippo Calò (anche se poi lo negò), disse: ‘Noi non c’entriamo’. Oggi, però, devo pensare che quel ‘noi’ era riferito agli arrestati. Bontade avrebbe potuto giurare per quelli che si trovavano fuori? Per quelli che gli avevano ucciso il fratello e metà famiglia?».

Per la madre di Claudio «tutto porta a ‘faccia da mostro‘. Sono convinta che mio figlio fu testimone di un duplice omicidio perché i familiari di Salerno – Di Fiore vennero a chiedermi se il bambino avesse visto qualcosa. Inoltre, Luigi Ilardo, il nome di faccia da mostro, disse al colonello Mori che alcuni omicidi ‘ce li avete chiesti voi’, tra cui quello di mio figlio. E cosa c’entrava? Perché un poliziotto deviato dello Stato sarebbe dovuto essere presente all’omicidio di un bambino?».

Poi si arriva ad Atlantide, la trasmissione condotta da Andrea Purgatori su La7: «L’altro ieri ero davanti alla TV. A un tratto ho sentito il dott. Gianfranco Donadio parlare di Claudio, dicendo che su quel bambino non si è voluto indagare. Il mio cuore si è fermato. E quando il giornalista Lirio Abbate ha detto che faccia da mostro aveva personalmente sparato contro nostro figlio, per noi è stata un’altra spada che entrava dentro al cuore. Lo abbiamo saputo dalla TV e non dalla Procura. Non è giusto».

Graziella Accetta Domino oggi va per le scuole a raccontare storie come quelle di suo figlio per «dire di avere fiducia nella parte di Stato onesta. Perché a ogni poliziotto deviato ne corrispodono dieci che si fanno uccidere per noi e lo stesso vale per i magistrati».

«La terra di Claudio – ha concluso la donna – è bellezza, mare, sole e paesaggi. Non è la terra di mafia che c’è perché c’è chi si fa corrompere. La terra di mio figlio è ben altro. Ecco perché siamo rimasti qui e non siamo mai scappati».

I BAMBINI UCCISI DALLA MAFIA

Claudio Domino è stato uno dei 109 bambini uccisi dalle mafie. La prima vittima innocente è Emanuela Sansone, uccisa il 27 dicembre del 1896 in via Sampolo: aveva 17 anni ed è anche considerata la prima donna vittima di mafia.

Tra i palermitani ci sono anche Calcedonio Catalano, freddato a Roccapalumba ad appena 13 anni, il 18 agosto del 1945. Il 7 settembre successivo toccò ad Angela Talluto. Nel 1947, nella strage di Portella della Ginestra, morirono anche quattro bambini: Vincenzo La Fata, Serafino Lascari, Giuseppe Di Maggio e Giovanni Grifò.

L’anno dopo, l’11 marzo, fu la volta di Giuseppe Letizia, il giovane pastore di Corleone che assistette all’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto: fu ricoverato sotto choc in ospedale e poi avvelenato dal medico Michele Navarra, mandante dell’omicidio Rizzotto.

Il 3 gennaio del 1949, a Partinico, fu il bandito Salvatore Giuliano a provocare la morte di un bambino di 3 anni, Vito Guarino. Nel 1959 due ragazzine vennero uccise a Palermo, Anna Prestigiacomo e Giuseppina Savoca, di 15 e 12 anni: entrambe furono colpite da proiettili vaganti. La prima mentre giocava nel giardino della sua casa di San Lorenzo, il 26 giugno, e la secondo mentre era in via Messina Marine, il 19 settembre.

Il 19 gennaio 1961, a 13 anni, fu eliminato Paolino Riccobono: il suo corpo inerme venne immortalato sulle pendici del Monte Billiemi, a Tommaso Natale, dal fotografo Nicola Scafidi, uno scatto che poi ispirò una scena del film Il Padrino.

Nell’elenco figura anche la bimba di cinque mesi che Ida Castelluccio portava in grembo quando venne assassinata assieme al marito, l’agente Nino Agostino, il 5 agosto del 1989.

Infine, Giuseppe Di Matteo, figlio del mafioso poi pentito Santino, che dopo essere stato rapito il 23 novembre del 1993 venne ucciso e sciolto nell’acido l’11 gennaio del 1996 a San Giuseppe Jato.

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