Era stato denunciato dai carabinieri della compagnia di Monreale per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti e di favoreggiamento. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, accogliendo le richieste difensive, dispone l’archiviazione del procedimento penale.

I fatti risalgono allo scorso 7 aprile quando i carabinieri del nucleo Radiomobile di Monreale hanno perquisito 3 giovani rinvenendo diverse bustine contenenti cannabis, trita erba, buste di cellophane e un bilancino di precisione.

A carico di D.F. di anni 20 non sono però state rinvenute né sostanze stupefacenti né oggetti atti al confezionamento. Infatti D.F., difeso dagli avvocati Giada e Salvino Caputo e Francesca Fucaloro, sin da subito ha dichiarato la propria estraneità all’indagine attivata dai carabinieri di Monreale.

Nessun collegamento tra il giovane e gli altri imputati

Nel contempo nei confronti di D.F. è stato contestato anche il reato di favoreggiamento. Intanto la sostanza rinvenuta è stata inviata ai Ris per l’esame del principio attivo. I difensori di D.F. hanno dimostrato che non vi era alcun collegamento tra il giovane, incensurato, e gli altri imputati, ed infatti la perquisizione domiciliare non sortiva alcun effetto stante il mancato rinvenimento di sostanza stupefacente o di strumenti tipicamente utilizzati da spacciatori di droghe.

Per altro D.F. non era mai stato segnalato in passato quale  assuntore di droghe né controllato unitamente a soggetti dediti al consumo o alla vendita di droghe.

A seguito di tutto ciò i difensori del giovane hanno presentato alla Procura della Repubblica istanza di archiviazione del processo penale per totale mancanza di indizi. Richiesta difensiva, condivisa dal pubblico ministero, titolare elle indagini che ha presentato al giudice per le indagini preliminari richiesta di archiviazione.

Il 26 giugno (ieri, ndr), il giudice ha emesso decreto di archiviazione in favore di D.F.

“Finisce in maniera ottimale – hanno evidenziato Giada Caputo e Francesca Fucaloro – una vicenda che per due mesi ha tenuto in apprensione un giovane incensurato e l’intero nucleo familiare, che pur confidando nella estraneità del giovane hanno vissuto momenti di apprensione”.