Sta scontando una condanna a 19 anni di reclusione per avere colpito con 28 coltellate l’ex compagna polacca a Palermo. Il tribunale di sorveglianza su richiesta del suo avvocato Lorenzo Marchese ha concesso i domiciliari per motivi di salute a Massimo Mazzara di 54 anni.

L’uomo è stato condannato per tentato omicidio aggravato dallo stalking, porto e detenzione di armi. Riconosciuta l’aggravante della premeditazione. La donna si salvò per miracolo e le coltellate la raggiunsero in zone vitali quali collo, viso e addome. Al termine del processo ottenne una provvisionale di 120 mila euro oltre i danni da quantificare in sede civile.

Mazara si era invaghito della donna e le aveva teso un agguato. Secondo la procura l’omicidio non si è consumato soltanto per la capacità di reazione della vittima e della immediatezza dei soccorsi che hanno salvato la vita alla giovane. Adesso l’uomo, ha ottenuto i domiciliari per curarsi grazie ad una relazione sanitaria della chirurgia dell’ospedale Civico di Palermo. L’uomo originario di Castellammare del Golfo starà in casa dalla madre.

Minacciò un dipendente comunale concessi i domiciliari

Il tribunale del riesame ha accolto il ricorso presentato da Maurizio Tarantino, 54 anni, arrestato lo scorso 5 dicembre per avere minacciato e aggredito il capo ufficio tecnico del Comune di Villabate. E’ caduta l’aggravante mafiosa e a Tarantino sono stati concessi i domiciliari.

Tarantino, titolare di un bar, difeso dagli avvocati Marco Clementi e Stefano Cultrera è accusato di violenza e minacce a pubblico ufficiale. L’aggressione sarebbe scattata perché Tarantino dava la colpa al dirigente del mancato rilascio di autorizzazioni amministrative. L’accusa venuta meno è che ci fossero dietro gli interessi della mafia. In realtà Tarantino è subentrato ad altri nella gestione del bar.

“Se non fate subito questa pratica io sfascio tutto ”, aveva urlato il commerciante a cui il gip di Palermo Lirio Conti aveva contestato oltre che violenza e minacce a pubblico ufficiale anche l’aggravante dal metodo mafioso, accusa che ora è caduta. Tarantino si era calmato dopo che erano intervenuti altri colleghi del dirigente dentro la stanza. In quell’occasione La vittima non ha presentato denuncia però l’impiegato comunale aveva riferito quanto accaduto ad un carabiniere che presentò un informativa. Più violento fu lo scontro tra i due il 12 settembre. Quel giorno attorno alle 11 Tarantino ha aggredito fisicamente il dirigente.

“Lei è un cornuto e sbirro. Io l’ammazzo”. Alle parole passò subito ai fatti e colpi l’impiegato comunale alla spalla. La colpa non avere ancora predisposto l’autorizzazione (la Cila o la Scia) per la riapertura del bar in piazza Figurella. Dopo l’aggressione e il dirigente ha presentato la querela. Infine lo scorso 9 novembre Tarantino tornò alla carica e si rese protagonista come hanno accertato i carabinieri di un terzo episodio di minacce. Il commerciante era tornato negli uffici per parlare con il dirigente. Un impiegato faceva notare al ristoratore che ad occuparsi della pratica non era un altro funzionario.

“Non avete capito niente – urlò Tarantino – io da qui non esco se mi date la notifica dell’ordinanza”. In effetti il sindaco Gaetano Di Chiara un provvedimento lo aveva emesso, quello con il quale sostituiva del dirigente minacciato con il segretario generale del Comune che avrebbe dovuto avviare le pratiche per la chiusura per mancanza dei requisiti di legge dell’Antica Caffetteria Santa Rosalia. Urlando Tarantino chiedeva la notifica dell’ordinanza e avrebbe urlato come riferiscono altri impiegati: “scendo giù e se mi dicono che non è così vi faccio scendere giù a tutti”. Per timore di essere aggredito un impiegato si era chiuso nella stanza a chiave.

L’ordinanza del gip

“E’ palese – scrive il gip nell’ordinanza – che i contegni obbiettivamente intimidatori e aggressivi del Tarantino nei confronti dei funzionari dell’ufficio tecnico comunale che si occupavano della pratica sono stati orientati a evitare che costoro nell’esercizio delle loro pubbliche funzioni adottassero legittimamente i provvedimenti sfavorevoli con cui erano obbligati e che stavano per essere emessi se non , addirittura, a ottenere titoli abilitativi in contrasto con la disciplina di settore”.