Le verifiche tecniche condotte dalla Regione Siciliana, con il supporto di un team di esperti coordinati dal professore Salvatore Miliziano, hanno confermato che non esiste un imminente pericolo di crollo per la Diga Trinità, situata nel territorio di Castelvetrano. Pur essendo stata realizzata nel 1959, quindi prima dell’entrata in vigore delle normative antisismiche attuali, la struttura è stata ritenuta stabile. A seguito di questi esiti, la Regione ha inoltrato una richiesta formale al Ministero delle Infrastrutture per ottenere l’autorizzazione a innalzare la quota di invaso a 64 metri, superando l’attuale disposizione di svuotamento e messa fuori esercizio.

Esiti delle verifiche tecniche

Le ispezioni e le verifiche di sicurezza, condotte nell’arco di venti giorni da una squadra di dieci specialisti, hanno chiarito le criticità precedentemente evidenziate. Le analisi più recenti hanno riscontrato incongruenze nelle valutazioni tecniche precedenti, che avevano sollevato dubbi sulla stabilità della diga. I controlli effettuati sul coronamento, il prelievo e l’analisi di campioni del nucleo, oltre alle ispezioni di cunicoli, gallerie e paratie, hanno escluso fenomeni di degrado significativi o elementi di rischio tali da giustificare la chiusura dell’invaso.

Accelerazione dell’iter grazie al commissariamento

Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha deciso di commissariare il dipartimento Acqua e rifiuti a causa dei ritardi accumulati nella gestione della vicenda, affidando l’emergenza alla Protezione civile siciliana sotto la guida di Salvatore Cocina. Questa decisione ha permesso di accelerare sensibilmente l’iter tecnico e amministrativo, portando in tempi rapidi alla richiesta di innalzamento del livello di invaso.

“Da quando ho disposto il commissariamento – ha dichiarato Schifani – abbiamo rapidamente completato gli approfondimenti tecnici, dimostrando che la diga non presenta situazioni attuali di pericolo tali da giustificare la chiusura. Elevare il livello a 64 metri consentirà di accumulare una quantità d’acqua preziosa, fondamentale per garantire almeno un minimo di irrigazione alla zona, che si estende per seimila ettari, evitando sprechi ingiustificati e gravi danni economici agli agricoltori”.

Attesa per il via libera del Ministero

La Regione attende ora la risposta formale dal Ministero delle Infrastrutture, con la speranza che l’autorizzazione venga concessa in tempi rapidi. Il via libera consentirebbe di trattenere immediatamente una maggiore quantità d’acqua, sfruttando le precipitazioni previste nei prossimi giorni e garantendo una riserva idrica più ampia per i mesi a venire.

“Siamo fiduciosi in una risposta celere – ha concluso Schifani – perché ogni giorno di attesa significa acqua persa. Il nostro obiettivo è garantire una gestione efficiente delle risorse idriche, a tutela del territorio e della comunità”.

Prossime fasi: interventi di riqualificazione

Il piano di intervento sulla diga prevede due fasi distinte, in linea con l’impegno preso dal presidente Schifani durante la riunione tenutasi a Roma presso il Ministero lo scorso 29 gennaio.

Superato il primo step legato all’innalzamento della quota di invaso, si procederà con interventi mirati per migliorare la sicurezza e con un progetto complessivo di riqualificazione dell’infrastruttura. In particolare, il secondo intervento prevede lavori di adeguamento sismico che richiederanno più tempo e maggiori risorse finanziarie, con l’obiettivo di garantire la piena funzionalità dell’invaso e la sua conformità agli standard di sicurezza più recenti.