Non sentirsi parte di una comunità né vedere riconosciuti i propri diritti. Continua la battaglia della palermitana Alessandra Barone, ex Miss Trans Europa, che si spogliò della carica ottenuta per denunciare le nefandezze presenti nel mondo LGBT.

“Non è la prima volta che esprimo il mio disappunto e la mia amarezza per il trattamento ricevuto dall’associazione Arcigay di Palermo – dice la 31enne –. L’ho fatto già in passato (con un articolo pubblicato proprio da BlogSicilia, ndr). A favore della nostra categoria viene fatto ben poco, se non nulla. Nei nostri confronti si dicono tante parole, ma non seguono i fatti. Le stesse parole dette dal presidente Mirko Pace, il quale ci ha buttato solo fumo negli occhi, facendoci partecipare ad un incontro per discutere delle cose da fare, senza poi impegnarsi concretamente per migliorare la nostra condizione. Essere accontentate tanto per, è una cosa che non ci interessa. Oggi addirittura ci dice di contattare un trans che si farebbe chiamare Massimo; il termine trans in questo caso assume un valore dispregiativo, ma soprattutto quale trans si farebbe chiamare Massimo? Siamo davvero alla frutta. Ci vuole più educazione e rispetto”.

La rabbia della palermitana raggiunge il culmine: “E’ possibile che, nonostante sul nostro territorio sia presente un’associazione arcigay, noi dobbiamo riferirci a quella napoletana? Perché non possiamo avere anche noi il nostro pride? In questo caso dovrebbe chiamarsi gay pride, visto che non include tutto il mondo LGBT. Per chi non l’avesse capito questa è una discriminazione. Siamo davvero ritenute l’ultima ruota del carro e di questo siamo stufe. E’ vergognoso e disgustoso che le ragazze di Palermo non siano tutelate, ma trattate con superficialità, accrescendo un senso di distacco sempre più evidente rispetto alla società. E’ a causa di questi diritti violati che il 90% delle trans si prostituisce, dovendo far fronte all’assenza di totale di sostegno psicologico e fisico. Le tematiche gay non si muovono con la stessa velocità e la mancanza di un punto di riferimento reale si fa sentire. Pensano solo alla loro faccia; è un qualcosa di non costruttivo per il nostro circuito che, invece, dovrebbe distruggere il bigottismo e l’ignoranza. Piuttosto che fungere da valido supporto, le associazioni gay assumono atteggiamenti profondamente discriminatori. Vogliamo che si volti pagina e che la realtà a cui facciamo riferimento, diventi affidabile, seria e competente perchè tutte noi vogliamo davvero creare un pilastro a cui rivolgersi in qualsiasi momento. Vogliamo prendere parte ad eventi e manifestazioni organizzati per il nostro mondo. E’ solo così che possiamo riconquistare il diritto che ci è stato tolto”.

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