Il maggiore disavanzo dell’esercizio finanziario 2017 rideterminato dalla Corte dei Conti è di 1 miliardo e 955 milioni. Di queste somme, circa un miliardo e 600 milioni sarà ripianato in trent’anni, la rimanente somma, insieme al disavanzo frutto della gestione del 2017 pari a 189 milioni, sarà ‘spalmata’ in un periodo che va dai 4 ai 10 anni. Già oggi la commissione paritetica Stato-Regione potrebbe pronunciarsi sullo schema delle norme di attuazione che riguardano il disavanzo: si sta lavorando su un’ipotesi di recupero di parte di esso in un arco di tempo quadri o decennale”. Così il vicepresidente della Regione siciliana e assessore all’Economia, Gaetano Armao, che ha presentato ai giornalisti l’esito del lavoro svolto dalla commissione di studio sulle cause del disavanzo regionale 2017 maturato nella precedente legislatura, che il governo Musumeci si è ritrovato a dover coprire nel 2019 con i conseguenti effetti sul riequilibrio dei conti pubblici regionali.

La Commissione d’indagine, i cui componenti hanno svolto l’incarico a titolo gratuito, è stata coordinata da Giovanni Sapienza, già direttore generale del dipartimento del Bilancio e costituita da: Esmeralda Bucalo, docente di diritto costituzionale dell’Università di Palermo, Riccardo Compagnino, commercialista e da Raffaele Mazzeo, commercialista, esperto in controllo dei conti pubblici.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il presidente della commissione, Giovanni Sapienza e il Ragioniere generale della Regione, Giovani Bologna. ll vicepresidente ha chiarito che il disavanzo “non è un debito verso terzi ma un’asimmetria tra poste attive e passive. La commissione di studio ha svolto un approfondimento per valutare la composizione e la genesi di questo disavanzo. Sono emerse una serie di discrasie createsi tra il 2015 e il 2016, con ovvie refluenze sui risultati dei bilanci attuali. La commissione ha fatto un’operazione di ricognizione, perché solo una Regione con i conti in regola può avere la capacità di negoziare con Roma un’autonomia finanziaria piena e dignitosa”.

Il presidente della commissione, Sapienza, ha spiegato che “fra le cause principali dei disavanzi dal 2015 al 2017 si evidenziano: la cancellazione nel 2015 di residui attivi inesigibili per 5 miliardi 321 milioni, la rimodulazione di altri residui attivi per 5 miliardi 474 milioni, per un totale di 10 miliardi 795 milioni. Altri residui attivi sono stati eliminati nel 2017 per 648 milioni anch’essi ritenuti inesigibili dagli uffici competenti”.

“La commissione paritetica – ha concluso Armao – si esprimerà anche sul recepimento del 118/2011 nelle forme previste dallo Statuto autonomistico, sull’introduzione della figura dei revisori dei conti come organo indipendente e sull’abolizione del controllo preventivo generalizzato sugli atti della programmazione europea”.

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