Dopo lo stop all’election day del 25 settembre anticipato da BlogSicilia e adesso confermato anche dalla seconda delle due riunioni romane del presidente Musumeci, parte la gara alla ricerca di un nome alternativo a quello del Presidente uscente.
Una donna per la Presidenza
Per sfidare Caterina Chinnici, candidata Pd, uscita vincente della primarie ma ad un passo dall’essere mollata dai 5 stelle, nel centrodestra si pensa a schierare una donna. Come avvenuto già altre volte il primo nome a uscire è quello di Stefania Prestigiacomo. Per lei partono appelli di associazioni di categoria e di produttori della Sicilia orientale ma soprattutto, si sa, ha il gradimento del presidente dell’Ars e coordinatore dio Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, che il suo nome ha speso molte volte negli ultimi anni
Altre donne nella testa di Miccichè
I nomi non si fanno ma nella testa di Miccichè, comunque, ci sarebbero altre donne come possibili candidate presidenti alternativi ad un Musumeci bis fortemente osteggiato proprio da Miccichè che su questa strada viene seguito quasi da tutti
Fratelli d’Italia insiste ma non adesso
Sul Musumeci bis continua ad insistere Fratelli d’Italia ma non oggi. Dopo che il tavolo nazionale di coalizione di due giorni fa ha deciso di non affrontare il tema delle elezioni regionali nei tre territori al voto, è arrivato il secondo stop a dimissioni ed elezioni anticipate anche negli incontri riservati di ieri sera. Il tema per la meloni resta quello di concentrarsi sulle politiche che sono una grande sfida e poi affrontare le tre regioni calde. Si tratta di elezioni importanti che si terranno, secondo la naturale scadenza, fra l’autunno e la primavera prossimo. Stop, dunque, a decisioni sul Lazio e soprattutto sulla Sicilia dove resta pendente il tema del mandato bis per Nello Musumeci, su cui insiste Meloni, ma anche per la Lombardia dove ormai è quasi scontro aperto tra Attilio Fontana e Letizia Moratti.
Le Regioni ‘calde’ avrebbero rischiato di far saltare gli accordi
ufficialmente il tema non è stato trattato ma secondo indiscrezioni si è scelto di accantonarlo perché le tensioni regionali avrebbero rischiato di far saltare i nervi e rendere impossibili le già difficili trattative. Accantonate le regionali, invece un accordo è stato trovato.
La strategia
Il no alle dimissioni nasce dall’esigenza di Meloni di tenersi le mani libere per le regionali e non dover “scambiare” la candidatura di Musumeci con altro ma anche dalla convinzione che le politiche consacreranno Fratelli d’Italia primo partito della coalizione, cosa al momento sancita solo dai sondaggi. Se così sarà, i rapporti di forza saranno cambiati e le scelte nelle tre regioni ‘calde’ si faranno alla luce di numeri nuovi
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