La corsa alla regione non avverrà con un election day il 25 settembre. per una volta Fratelli d’Italia e gli altri partiti del centrodestra si trovano d’accordo su qualcosa non è opportuno andare a dimissioni anticipare di Musumeci per accorpare le regionali alle politiche.

Motivi diversi, medesima conclusione

Lo avrebbe detto, informalmente,m anche Giorgia Meloni invitando Musumeci ad evitare le dimissioni. Tempi troppo stretti e soprattutto ulteriori tensioni fra i partiti della coalizione nel momento sbagliato.

Tre regioni, fra cui la Sicilia, escluse dal tavolo nazionale

Così il tavolo nazionale di coalizione, ieri, ha deciso di non affrontare il tema delle elezioni regionali nei tre territori al voto. Si tratta di elezioni importanti che si terranno, secondo la naturale scadenza, fra l’autunno e la primavera prossimo. Stop, dunque, a decisioni sul Lazio e soprattutto sulla Sicilia dove resta pendente il tema del mandato bis per Nello Musumeci, su cui insiste Meloni, ma anche per la Lombardia dove ormai è quasi scontro aperto tra Attilio Fontana e Letizia Moratti.

Le Regioni ‘calde’ avrebbero rischiato di far saltare gli accordi

ufficialmente il tema non è stato trattato ma secondo indiscrezioni si è scelto di accantonarlo perché le tensioni regionali avrebbero rischiato di far saltare i nervi e rendere impossibili le già difficili trattative. Accantonate le regionali, invece un accordo è stato trovato.

Sì a dimissioni e voto anticipato solo se c’è l’accordo su Musumeci

L’unica ipotesi di dimissioni subito e voto anticipato in Sicilia che resta in piedi è quella di una improvvisa e generale convergenza di tutti sulla candidatura di Musumeci. Se a Palermo i partiti dovessero trovare un accordo e ricandidare il presidente uscente, allora anche Meloni concorderebbe sull’election day ipotizzato dall’entourage del governatore

La strategia

Il no alle dimissioni nasce dall’esigenza di Meloni di tenersi le mani libere per le regionali e non dover “scambiare” la candidatura di Musumeci con altro ma anche dalla convinzione che le politiche consacreranno Fratelli d’Italia primo partito della coalizione, cosa al momento sancita solo dai sondaggi. Se così sarà, i rapporti di forza saranno cambiati e le scelte nelle tre regioni ‘calde’ si faranno alla luce di numeri nuovi

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