Parto spontaneo, nell’unità di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Arnas Civico di Palermo, per una donna trapiantata di cuore dodici anni fa a Palermo. La neomamma, G.S., di 32 anni, ha dato alla luce Vittoria che pesa 3.316 kg. e sta bene. La signora era nata con una grave patologia congenita, una cardiopatia ipertrofica ostruttiva al ventricolo sinistro e l’unica indicazione dei medici era stata quella del trapianto di cuore, senza possibilità di poter aspirare ad una gravidanza.
La storia
“A 18 anni mi sono sottoposta al trapianto di cuore all’Ismett di Palermo – dice la donna, che si trova ancora in ospedale – Ai miei genitori i medici, allora, avevano detto che non avrei superato l’anno di età. Poi sono stata seguita sia all’ospedale Civico e già a 4 anni mi hanno impiantato uno pacemaker e poi al policlinico San Donato Milanese ad appena 13 anni sono stata sottoposta ad un altro intervento a cuore aperto. Infine, il trapianto a 18 anni, quando la situazione si era resa inevitabile e l’unica strada era quella di un cuore nuovo”.
Il trapianto
La vita per G.S. era diventata difficile “non riuscivo più a vestirmi e a camminare”, dice, ma dopo il trapianto, tutto è cambiato. “Ho ricominciato gli studi laureandomi in infermieristica – racconta – ho iniziato a fare danza e ho ripreso in mano tutta la mia vita. Per un periodo ho vissuto anche a Milano dove ho lavorato e comunque sono diventata totalmente indipendente. Tutte cose che sarebbero state impensabili prima”.
“Mi avevano detto – aggiunge – che non avrei potuto avere figli, la stessa cosa anche dopo il trapianto, molti lo sconsigliavano. Oggi, nonostante sia stata una gravidanza a rischio, partorire in modo spontaneo mi ha fatto vivere il momento della nascita di Vittoria partecipando attivamente, per questa ragione sono molto grata ai medici e ai sanitari che mi hanno assistito. Ci sono state tutte le condizioni per permettermi un parto con una ripresa molto più rapida”. Il direttore dell’unità di Ostetricia e ginecologia Antonio Maiorana dice: “La gravidanza è stata monitorata costantemente dal nostro ambulatorio di gravidanze a rischio. Nel momento in cui si doveva decidere se procedere con il parto spontaneo o con il taglio cesareo, con coraggio e determinazione la signora ha accettato di sottoporsi prima all’induzione del travaglio con prostaglandine e poi di arrivare al momento del parto attraverso una gestione multidisciplinare tra ginecologi, ostetriche, anestesisti, cardiologi e pediatri”.
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