• In occasione dell’8 marzo, ieri mobilitazione delle donne di Non Una di Meno a Palermo
  • In piazza Verdi per rivendicare e come risposta ad ogni forma di violenza
  • La situazione della violenza sulla donne in tempo di pandemia

La manifestazione

Si è svolto ieri anche a Palermo la giornata di mobilitazione nazionale indetta da Non una di Meno in occasione dello sciopero generale dell’8 marzo.

In piazza Verdi, dichiarata per l’occasione dal movimento “zona fucsia”, giochi a tema, performance, megafonaggio, microfono aperto, distribuzione di profilattici e panuelos fucsia per segnare il distanziamento sociale. Un momento di lotta e rivendicazione di diritti per la comunità delle donne e la comunità LGBTQIA+, una risposta a tutte le forme di violenza che ad esse vengono sistematicamente inflitte.

“La pandemia e il lockdown hanno messo in evidenza una violenza di genere sistemica e pervasiva. Non basta affrontare l’emergenza, è necessario un cambiamento sociale e culturale che trasformi la società in cui viviamo! È necessario uscire da una ‘normalità’ fatta di violenza, privilegi, emarginazione, oppressione, sfruttamento, smantellamento del welfare, e questo è confermato dalla situazione prodotta dopo il primo mese di politiche di contenimento”.

“Oggi, come prima della pandemia ma forse con più urgenza dobbiamo fare i conti con la violenza maschile contro le donne e contro le persone LGTBQIA+, con gli effetti dei tagli ai centri antiviolenza. Chiediamo l’immediata estensione dell’aborto farmacologico e la somministrazione della RU486 fino a 63 giorni senza ricovero obbligatorio, nei consultori.  Reclamiamo l’accesso alla salute per tutti e il rifinanziamento del sistema sanitario pubblico messo a rischio da anni di austerity e gestione aziendalistica. Reclamiamo un permesso di soggiorno europeo senza condizioni, slegato dal lavoro e dalla famiglia e soprattutto immediato. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione e un welfare accessibile a tutte e tutti, incondizionato e individuale, perché servono misure strutturali. Sostieniamo tutte le battaglie per la sicurezza sul lavoro, durante l’emergenza e non solo, e per l’aumento del salario, a partire dalle figure più esposte e meno tutelate. Rivendichiamo il diritto allo sciopero contro un sistema di produzione e di riproduzione che ci sfrutta e ci deruba quotidianamente. Per questo ci sentiamo oggi di dissentire a gran voce da quanto fatto dalla commissione di garanzia che ha deciso di vietare la partecipazione allo sciopero dell’8 marzo all’intero comparto scuola, l’80% del corpo insegnante è composto da donne e, inoltre, si tratta di uno dei settori tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria” afferma Giorgia Cappello di Non una di meno Palermo.

I dati sui femminicidi

“Il tempo dell’assunzione di responsabilità politica per un cambiamento sostanziale delle nostre vite è ora. Chi non lotta per una comunità transfemminista contro la violenza di genere allora ne sarà complice. Essenziali sono le nostre vite, essenziale è la nostra lotta, essenziale è il nostro sciopero” si sente urlare con determinazione dal megafono – prosegue il coordinamento -. Dall’inizio dell’anno a oggi si contano ben 10 femminicidi sempre narrati con narrazioni paternaliste, giustificazioniste, sessiste. La situazione pandemica ha evidenziato un sistema sanitario che già da tempo non risponde ai bisogni del benessere collettivo: tra i primi servizi a chiudere ci sono stati i reparti di maternità, i punti nascita e i consultori. Il diritto all’aborto è stato fortemente limitato, con interi ospedali che hanno sospeso il servizio. In ambito lavorativo, il 70% ad aver perso lavoro sono donne e tantissime nel tentativo di conciliare lavoro produttivo e riproduttivo hanno dovuto lasciare il lavoro salariato per prendersi cura di figli o genitori”.

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