Non bastano le rassicurazoni della Regione siciliana. C’è allarme sulla situazione delle dighe in Sicilia. All’indomani dell’annuncio di lavori nella diga Rosamarina con il rischio, paventato dal Comune di Palermo, di gettar via 3 milioni di metri cubi d’acqua, arrivano altri allarmi e altre richieste di chiarimenti proprio mentre la pioggia comincia a portare effetti con l’innalzamento dei livelli degli invasi.
“Pensare che si perda anche un solo litro d’acqua quando ogni anno la siccità compromette l’agricoltura siciliana è davvero un reato contro l’economia per questo chiediamo chiarezza – dicono da Coldiretti Sicilia dopo le notizie vaghe e controverse che in queste ore si stanno susseguendo circa lo svuotamento della Diga Rosamarina – Bisogna intervenire tagliando la burocrazia che a quanto pare impedisce chiarezza e azioni”.
Per Coldiretti Sicilia “è indispensabile avere una programmazione degli interventi per garantire un servizio adeguato a tutti”.
Ma mentre c’è chi chiede chiarezza, la Cgil di Palermo e la Filctem Cgil di Palermo parlano di scelte scellerate “E’ una follia, le dighe ancora sono vuote e buttiamo via l’acqua. E’ sacrilegio – dice il segretario generale della Cgil Palermo Enzo Campo – bisogna conservare fino all’ultima goccia in un momento in cui si discute di razionamento delle risorse idriche e in cui bisogna fare partire i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria delle dighe.
Ieri sera si sono riuniti i comuni di Balestrate, Trappeto e Partinico per discutere della grande crisi che si determinerebbe per l’agricoltura in caso di penuria d’acqua in vista dell’estate. “I lavori vanno fatti subito. Altrimenti siamo al paradosso di dover fare la danza della pioggia per non fare piovere più”.
E assieme alla Cgil, la Filctem, il sindacato di categoria alza la voce definendo da “ubriachi” la scelta di scaricare l’acqua, se solo si pensa che per l’emergenza, non ancora scongiurata, si è parlato per Palermo di erogazione idrica ogni tre giorni. “Si ha come la sensazione che c’è chi si adopera per creare la crisi idrica – attacca il segretario generale Filctem Palermo Francesco Lannino- Proprio in questi giorni, quello che sta accadendo per la gestione di alcuni invasi, su cui ha la sovrintendenza la Regione, ne sono una prova evidente. Si vogliono buttare via 3 milioni di metri cubi d’acqua dalla diga di Rosamarina e in questi giorni nella diga di Gammauda, comune di Chiusa Sclafani, sono stati scaricati, per piena, circa 2 milioni di metri cubi d’acqua. Questi 5 milioni di metri cubi coprono il fabbisogno idrico della città per 5 settimane, in quanto, come è noto il fabbisogno idrico di Palermo e di circa 1 milione di metri cubi a settimane. Sarebbero serviti per il mese di luglio e per la prima settimana di agosto, invece di avere l’acqua a giorni alterni”.
Anche secondo la Filctem, come hanno asserito i commissari per le emergenze idriche che si sono avvicendati nei decenni scorsi, in Sicilia l’acqua c’è e non sono necessarie ulteriori opere faraoniche. “Occorre fare funzionare bene le infrastrutture esistenti attraverso le manutenzioni ordinarie e straordinarie per invasare l’acqua nei bacini al massimo delle capacità, anche tramite collegamenti d’interconnessione, ridurre le perdite nelle reti attraverso operazioni di ammodernamento e ristrutturazione, favorire il riuso dell’acqua depurata – aggiunge Lannino – Tutto il contrario di quello che continua ad avvenire: scarsa capacita degli invasi, perdite in alcune reti sino al 70 per cento, insufficiente depurazione e assenza di riuso delle acque. Se si pensa che l’acqua è l’oro blu, solo degli sconsiderati possono sprecarla”.
Dura la posizione dei Cinquestelle:
“Ora che piove l’acqua deve andare al mare, tempismo sbagliato. L’intervento di manutenzione della diga Rosmarina con lo spurgo a mare di un ingente quantitativo di acqua proprio adesso che le piogge stavano finalmente alzando il livello minimo per la distribuzione, suona come la classica volontà della burocrazia e politica siciliana di fare le cose sempre male. Anche chi non è pagato per fare quel lavoro, capirebbe che gli interventi di manutenzione vanno fatti in maniera ordinaria e nei tempi giusti. Non ci vuole un mago, soltanto attenzione”. A dichiararlo è la vice presidente della Commissione Ambiente e infrastrutture all’Ars Valentina Palmeri .
“Questi interventi – dice la deputata Valentina Palmeri – sono programmati al fine di risolvere la crisi idrica o non hanno una programmazione e la crisi idrica la favoriscono? Anche negli anni passati, ed anche per la diga Rosamarina, si sono verificati episodi di svuotamento degli invasi regionali verso il mare, ed oggi ci ritroviamo ad affrontare gli stessi problemi degli anni passati. Le dighe dislocate in tutta la regione siciliana sono 41 con una potenziale capacità di 1,13 miliardi di metri cubi, ma queste hanno un altro problema serio: quello dei collaudi non effettuati. Senza i collaudi la capacità degli invasi diminuisce del 30% e quindi quando questi si riempiono incombe la necessità di scaricare le acque in mare perché senza collaudo non si è autorizzati ad approvvigionare l’acqua alla massima capacità. A questo problema si potrebbe ovviare anche con una connessione e conseguente redistribuzione delle acque tra le diverse dighe evitando di far convogliare le acque verso il mare al fine di indirizzarle verso zone con emergenze idriche”.
“Gli interventi ordinari e straordinari di manutenzione e pulizia degli invasi – spiega Palmeri – e degli impianti idrici hanno difficoltà ad essere attuati con le giuste tempistiche e programmazione, o addirittura per i collaudi non vengono per niente fatti, perché i finanziamenti regionali, che servirebbero per questi interventi, negli ultimi 10 anni sono stati ridotti del 70% ed inoltre i finanziamenti europei non vengono interamente utilizzati. A questo quadro critico si aggiunge la mancanza di un vero monitoraggio che dovrebbe essere di competenza dell’Autorità di bacino. Tutti interventi adeguati, di fatto, non sono avvenuti in maniera sistematica in questa ragione – conclude Palmeri – e la partenza dell’era Musumeci, sembra andare in continuità con l’immobilismo dei precedenti governi”.
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