Sono in totale 21 gli indagati nell’ambito della vasta operazione che ha smantellato un’organizzazione dedita allo spaccio di droga scattata all’alba a Bagheria. Tra loro 17 gli arresti, 9 in  carcere e 8 ai domiciliari, ecco chi sono.

I nomi di chi è finito in carcere

In carcere sono finiti: Francesco Paolo Lo Iacono, 42 anni; Salvatore Salerno, 64 anni; Rosaria Di Gregorio, 55 anni; Francesco Torres, 32 anni; Paolo Rovetto, 28 anni; Daniele Cardinale, 43 anni; Alfredo Caruso, 38 anni; Stefano Marino, 50 anni. Tutti sono di Palermo. Un altro degli arrestati in carcere è invece di Bagheria  esi chiama Giovanni Tripoli, 65 anni.

Ai domiciliari e obbligo di dimora

Ai domiciliari invece sono finiti: Francesca Guadalupo, 42 anni; Giuseppe Salerno, 37 anni; Leandro Salerno, 26 anni; Matteo Tomasello, 42 anni; Pietro Di Paola, 32 anni; Giuseppe Di Gregorio, 47 anni; Mario Marretta, 78 anni. Tutti sono di Palermo. Con loro anche Calogero Benigno, 24 anni, di Salemi. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria invece per: V.A., 29 anni; A. A., 57 anni; D. G. F., 37 anni; e infine G. G., 35 anni, di Palermo.

Un nuovo colpo

Si tratta di un nuovo colpo alla piazza di spaccio di Bagheria, comune alle porte di Palermo dove la droga arrivava dal capoluogo e veniva gestita dal clan locale. I carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Palermo hanno eseguito l’ordinanza firmata dal gip. Le richieste avanzate dal procuratore Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.

Le accuse

Per tutti a vario titolo l’accusa è associazione a delinquere finalizzata allo spaccio e al traffico di droga, aggravati dal metodo mafioso. L’operazione di questa notte è la prosecuzione del blitz “Persefone” del settembre 2021 che ha già colpito il clan di Bagheria. Infatti questa operazione è stata denominata “Persefone 2”. Arrestato un intero nucleo familiare composto da marito moglie e due figli, un terzo figlio in manette già nella prima operazione. L’indagine avviata dai carabinieri nel 2019, coordinata Dda di Palermo, avrebbe consentito di confermare che l’attività di spaccio della droga è gestita da “cosa nostra” bagherese. Questo anche grazie ai canali di approvvigionamento dai mandamenti cittadini di Brancaccio e Porta Nuova.

Linfa per le casse della mafia

Secondo quanto accertato dai militari, al centro dell’organizzazione dello spaccio di droga ci sono le famiglie mafiose. Sono loro a gestire lo spaccio per sostenere le casse dell’organizzazione. Tra loro le famiglie sia palermitane che bagheresi cooperano per garantire sempre un costante rifornimento nelle basi di spaccio.

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