Dieci misure cautelari per immigrazione clandestina. Questo il risultato di un vasta operazione della guardia di finanza denominata “Charon” sviluppata dai comandi provinciali di Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Messina, Ragusa e Siena. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere e favoreggiamento. Ad essere stata individuata sul territorio regionale e nazionale una pericolosa compagine criminale transazionale, composta da cittadini italiani ed extracomunitari, dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con collegamenti, almeno di alcuni degli indagati, con ambienti del terrorismo internazionale.

Le accuse contestate

Il provvedimento cautelare è stato emesso dall’ufficio del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica del capoluogo siciliano. A tutti gli arrestati vengono contestati associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Le prove ricostruite

Le indagini hanno dimostrato la capacità delle organizzazioni criminali a carattere transnazionale di offrire, nel settore dei traffici di esseri umani, nuovi “servizi” mirate a rendere le traversate più sicure, ovviamente in cambio di retribuzioni maggiorate con lauti guadagni, ma anche e soprattutto a garantire la non identificazione dei soggetti sbarcati da parte delle autorità nazionali. Questo per assicurare una loro maggiore libertà di movimento una volta giunti a destinazione, sia per consentire ai ricercati di sfuggire alle forze di polizia o per assicurare l’anonimato a quei soggetti che si recano in Europa con finalità illecite.

I viaggi costosi verso le coste siciliane

Nel corso delle attività investigative è stato raccolto un corposo compendio indiziario utile a dimostrare come l’associazione criminale fosse particolarmente attiva nell’organizzare sistematicamente trasporti marittimi tra la Tunisia e le coste trapanesi o agrigentine della Sicilia di gruppi di soggetti nord africani in grado di sostenere l’elevato costo dell’esclusivo transito a bordo di veloci e funzionali gommoni, spesso, intenzionati a sottrarsi alle ricerche delle autorità di polizia tunisina. Si è anche accertato che il servizio offerto dall’organizzazione criminale non si concludeva con lo sbarco, ma ricomprendeva anche successive forme di assistenza volte a garantire la permanenza illegale dei migranti nel territorio dello Stato, quali la sottrazione ai controlli delle forze di polizia, l’avvio verso le località di destinazione, il trasporto e l’accoglienza in abitazioni sicure, fino al farli scappare dai centri di accoglienza.

Aiutato anche soggetto con collegamenti terroristici

In una circostanza, è stato anche accertato che il principale responsabile dell’organizzazione ed alcuni suoi accoliti hanno ospitato in provincia di Trapani e poi aiutato a fuggire in Tunisia, un soggetto, con collegamenti con ambienti terroristici, destinatario di mandato di cattura europeo spiccato dall’autorità giudiziaria della Repubblica federale di Germania, perché responsabile di tentato omicidio, commesso a Lipsia nel 2020, consentendogli di sottrarsi alle ricerche delle competenti autorità tedesche ed italiane.

Le intercettazioni

Le attività d’indagine condotte dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Agrigento si sono articolate anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, ma anche con osservazione dei soggetti d’interesse investigativo anche tramite riprese video, monitoraggio degli spostamenti degli indagati, oltreché tutta una serie di attività finalizzate a reperire elementi di riscontro e conferma alle ipotesi investigative, quali controlli in mare, con l’ausilio di unità navali del corpo, sequestri ed acquisizione di documenti.

Continui contatti

Tutto ciò ha consentito di documentare il continuo contatto telefonico tra gli indagati, l’acquisto reiterato di schede telefoniche, la messa a disposizione di natanti, autovetture, dispositivi telefonici (spesso intestati a terzi), abitazioni per ospitare i migranti e capanni per occultare i gommoni, l’uso di un consolidato linguaggio criptico mirato a eludere le investigazioni, la disponibilità di mezzi navali di elevata rilevanza economica, un circuito di stabili contatti con organizzazioni tunisine che procurano soggetti che vivono in condizione di clandestinità in Tunisia e che hanno la necessità di allontanarsi.

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