E’ morto Enzo Castagna, impresario di pompe funebri, nonché organizzatore di comparse cinematografiche: l’unico a Palermo per oltre un trentennio. Aveva 82 anni e all’anagrafe si chiamava Umberto.

Sulla sua storia, i registi Ciprì e Maresco c’hanno fatto un documentario, presentato nel 1999 al Festival del cinema di Venezia e accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica. “Enzo, domani a Palermo”, questo il titolo della pellicola.

L’agenzia in via Serpotta

Nella sua agenzia di via Serpotta, angolo via Re Federico, il signor Enzo pianificava tutto il necessario per allestire un set cinematografico e si occupava anche di reclutare comparse e manovalanza da impiegare durante le riprese dei film. Per questo negli anni è diventato popolare, non solo nel suo quartiere.

Quando una grande produzione cinematografica sbarcava a Palermo, lui era il punto di riferimento per i registi. Nomi importanti: da Luchino Visconti a Vittorio De Sica, passando per Pierpaolo Pasolini, Francis Ford Coppola, Francesco Rosi, Damiano Damiani e Peppuccio Tornatore.

La storia di Castagna

Ma quella di Castagna è stata anche una storia controversa, vissuta fra set e carcere, che affonda le radici in un contesto “impastato” di mafia. Ciprì e Maresco l’hanno raccontata magistralmente nel loro documentario: “Enzo, domani a Palermo – scrisse Emiliano Morreale, critico cinematografico de L’Espresso – racconta meglio di qualunque giornalista o mafiologo che cos’è stata la mafia a Palermo tra gli anni Ottanta e Novanta e in particolare il rapporto tra mafia e cinema”.

Nei primi anni ’90 Castagna era stato indagato per voto di scambio. Sospettato di offrire lavoro alle comparse cinematografiche in cambio del loro voto a favore di un partito indipendentista fondato da Ernesto Di Fresco, finì in galera. Nel 1995, invece, Enzo Castagna venne arrestato insieme ai suoi due figli Gaetano e Tommaso con l’accusa di avere organizzato, per conto di Cosa Nostra, una mega rapina alle poste che fruttò oltre dieci miliardi di lire. Dal padre, i figli hanno ereditato mestiere e guai. Tommaso e Gaetano Castagna, impresari funebri anche loro, sono stati condannati dalla Cassazione a pene pesanti per estorsione aggravata dal metodo mafioso durante le riprese de “Il Segreto dell’Acqua”.

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