Fino a ieri era il Crocetta furioso per le frasi ingiuriose dell’assessore Pistorio intercettate nell’inchiesta Mare Monstrum ma da lunedì potrebbe essere il Crocetta abbandonato.

La decisione dei centristi per l’Europa di D’Alia di uscire dalla maggioranza di governo e avviare la fase di ricerca del candidato presidente della Regione,  considerando chiusa questa esperienza di governo, rischia di causare un ‘effetto domino’ che poi in realtà era esattamente quello che D’Alia e compagni volevano.

La prima formazione alleata a rispondere all’appello dei centristi è stata Ap che per bocca del sottosegretario Castiglione annuncia le dimissioni anche dell’assessore tecnico Carlo Vermiglio. Dimissioni che si aggiungono a quelle dell’assessore alle Infrastruttrutture Giovanni Pistorio che saranno consegnate non al Presidente ma a D’Alia a significare come si tratti di un atto politico, nulla a che vedere con la diatriba delle affermazioni registrate durante l’inchiesta per le quali Pistorio si è scusato e non ritiene di dover fare altro trattandosi di una conversazione privata.

“Il nostro ingresso al governo della Regione Siciliana – spiega Castiglione – è avvenuto da poco e puntava a realizzare una stagione di riforme per l’Isola, che non si è mai aperta. Domani ufficializzeremo la nostra posizione”.

In realtà esiste qualche problema di comunciazione telefonica. Se Pistorio lascia, non ha ancora risposto al suo segretario Carmencita Mangano l’altro assessore in quota Centristi così come ci sono problemi di comunicazione telefonica fra il coordinatore palermitano di Ap Dore Misuraca e l’assessore Vermiglio. Problemi interni che, però, ci sarà tempo per risolvere in questo fine settimana.

La posizione del Pd sarà espressa solo lunedì ma sembra abbastanza chiaro che anche il partito di maggioranza relativa darà indicazioni per uscire dalla giunta. “La situazione politica alla Regione Siciliana sarà al centro della direzione del Partito democratico, che si terrà lunedì a Palermo – ribadisce il segretario Raciti -. E’ quella la sede per le decisioni, e quindi fino a lunedì non parlo”.

Gli assessori in quota Pd sono ben sei, quattro dei quali renziani e due della sinistra. La sinistra è rappresentata da Antonello Cracolici e Bruno Marziano, i renziani sono Vania Contrafatto, Alessandro Baccei, Anthony Barbagallo e Baldo Gucciardi.

C’è un settimo assessore, non in quota Pd ma espressione della formazione dell’ex ministro Cardinale, Maurizio Croce, che probabilmente seguirà il medesimo percorso indicato dai renziani con i quali Cardinale è alleato dimostratosi fedele in ogni circostanza fino ad ora.

Al netto delle decisioni da prendere o da formalizzare e dai guasti telefonici, è probabile, dunque, che lunedì sera in dieci su dodici lascino Crocetta con il cerino in mano.

In giunta con il governatore resterebbero solo due donne: la fedelissima Mariella Lo Bello sua eterna vice ed attuale assessore alle attività produttive e l’assessore entrata in quota a Sicilia Democratica ma che si sente donna del presidente a tutti gli effetti e che farà quello che le viene chiesto da Crocetta, Luisa Lantieri.

Di fatto si ripete la storia di 5 anni fa quando fu D’Alia a forzare la mano su Crocetta candidato e a dare il via ad un percorso che lo portò sulla poltrona di Palazzo d’Orleans nonostante la sua non fosse certamente la formazione politicamente più forte. Adesso è D’Alia a porre la parola fine a quest’esperienza con un effetto domino costruito ad arte.

Cosa farà Crocetta? Il governo del presidente  mettendo sulle poltrone degli assessorati dieci fedelissimi? Terrà le deleghe e darà vita ad un triumvirato con le due donne che restano? Questo è davvero difficile dirlo anche perché a disegnare scenari ulteriori si rischia di essere tacciati da maghi o cartomanti

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