Da oggi Amap metterà a disposizione di OpenData Sicilia – una community informatica informale che da circa 10 anni si propone di far conoscere e diffondere la cultura dell’open government e le prassi dell’open data – le informazioni disponibili sui distretti della rete idrica interessati dalle riduzioni di pressione a seguito dell’emergenza idrica in atto. Il percorso si innesta in un dialogo tra l’Azienda e società civile, volto a fornire quante più informazioni di dettaglio alle utenze e al territorio. Seguendo tale filosofia a breve verrà anche resa disponibile una app su smartphone che consentirà, in base alla posizione, di avere le necessarie informazioni sulla qualità dell’acqua erogata nella rete idrica di Palermo e, in una seconda fase, su tutti in 47 comuni gestiti.

L’ordinanza di Lagalla

Ieri è stata emanata una ordinanza sindacale con la quale si fa divieto alla popolazione residente sul territorio comunale fino a tutto il prossimo 31 dicembre o fino a comunicazione di cessata emergenza di “utilizzare l’acqua potabile per innaffiare le piante di balconi e giardini dalle ore 5 alle ore 23 e di lavare i veicoli privati, con esclusione degli autolavaggi”. Inoltre, sempre per lo stesso periodo e per la stessa fascia oraria, è vietato “lavare cortili e piazzali e alimentare fontane ornamentali, vasche e piscine, qualora non dotate di dispositivi per il riciclo artificiale dell’acqua”.

La crisi idrica a Palermo

Una situazione critica in Sicilia e nel capoluogo: A Palermo c’è acqua solo per altri nove mesi, se dovesse continuare a non piovere, e considerando che adesso ci si avvia alla stagione meno piovosa dell’anno, la precisione non può che essere presa sul serio. Dannatamente sul serio. La fosca previsione arriva dall’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici che fa capo all’Autorità di bacino. “Considerando i volumi immagazzinati nei quattro invasi, si può garantire il fabbisogno per i soli usi potabili fino a gennaio 2025”. Ma soltanto a patto che l’acqua venga usata soltanto per i rubinetti delle abitazioni private, degli ospedali, delle scuole, degli uffici pubblici, delle attività ricettive. Escludendo dunque gli usi irrigui, se le condizioni meteo dovessero confermare l’assenza di piogge abbondanti nel breve termine. Insomma, una situazione veramente allarmante.