Hanno voluto reagire in seguito alla nuova ondata di incendi che sta colpendo la Sicilia. Così, una delegazione dell’Osservatorio permanente sui disastri ambientali ha protestato questo pomeriggio davanti alla sede istituzionale della presidenza della Regione situata in piazza Indipendenza, a Palermo. I manifestanti hanno esposto uno striscione con il quale invitano la politica regionale ad individuare i responsabili degli ultimi roghi e ad individuare soluzioni concrete al fine di prevenire il fenomeno dei roghi che, purtroppo, sta devastando l’intero territorio dell’Isola. Una mobilitazione che proseguirà nella notte fra il 3 e il 4 settembre, quando gli esponenti del mondo civico si recheranno alle falde di Monte Pellegrino, uno dei territori fra i più minacciati e martoriati degli ultimi anni dalle fiamme, per chiedere alle istituzioni un maggiore impegno.
L’Osservatorio: “Regione individui i responsabili”
A rappresentare il pensiero del gruppo civico è stato Pietro Milazzo che, ai microfoni dei giornalisti, ha spiegato le ragioni di questa improvvisa protesta. Una mobilitazione che, per stessa dichiarazione dei manifestanti, è venuta dal cuore in seguito agli ultimi roghi che si sono sviluppati in Sicilia in questo difficile weekend d’agosto. “Gli effetti degli incendi degli ultimi giorni sono devastanti. I roghi hanno coinvolto quasi tutta la Sicilia, tranne le province più centrali. Il tema non è come spegnere gli incendi, ma come prevenirli. Il nostro è un atto simbolico, un piccolo gesto a caldo per dimostrare che la cittadinanza non vuole cedere alla rassegnazione e all’immobilità. Chiediamo che i responsabili politici della Regione siano chiamati a rispondere per quanto accaduto. Non è possibile che in una realtà come la nostra accadano ogni anno situazione di questo genere che poi producono altre catastrofi. Ricordiamo che gli incendi contribuiscono a creare frane ed altri rischi idrogeologici”.
Prevenzione unica strada percorribile
Quella della prevenzione rimane l’unica strada percorribile secondo i manifestanti. L’unico strumento per combattere una guerra nella quale, purtroppo, quest’anno non sono caduti ettari di alberi ma anche alcune vite umane. “Droni e canadair servono in una certa misura solo a localizzare gli incendi. Non sono la soluzione. Dobbiamo lavorare ad una bonifica del territorio, costruendo zone che costituiscano un ostacolo naturale per gli incendi – sottolinea Milazzo -. Ma è un lavoro che va pianificato. In secondo luogo bisogna dare un collegamento a tutte le realtà che lavorano contro i roghi, cosa che attualmente non c’è. La Protezione Civile ad esempio non ha un cabina di regia con i vigili del fuoco e i forestali. E questo è un intervento che può essere fatto in tempi rapidi. Infine, si potrebbe effettuare una parcellizzazione del territorio, coinvolgendo nella vigilanza anche le associazioni. Ma questo non può sostituire l’intervento pubblico. Anche perché, il cambiamento climatico aggraverà sempre di più queste condizioni estreme, creando nuove catastrofi. E non ci dimentichiamo che ci sono quattro morti in questa fase. Potevano essercene molti di più”.
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