Ormai il presidente del consiglio di Caccamo è una sua ossessione. Appena è uscito dal carcere non ha resistito, così è andato a suonare il campanello dello studio della sua amata.

Finisce nuovamente in carcere, Antonino Gullo, l’uomo di 56 anni accusato di perseguitare Rosa Maria Di Cola, avvocato e presidente del Consiglio comunale di Caccamo.

Dopo il deposito della perizia psichiatrica, il gip Michele Guarnotta aveva disposto gli arresti domiciliari perché si erano affievolite le esigenze cautelari, poiché «non sono emersi tratti di personalità violenta

». Tuttavia Gullo, quando è uscito dalla casa circondariale «Antonino Burrafato» di Termini Imerese, ha fatto il giro del paese per farsi vedere ed è ritornato alla carica nei confronti della donna, presentandosi davanti al suo studio legale. Immediato l’intervento dei carabinieri che lo hanno arrestato.

Per il pm Alessandro Macaluso, che ha coordinato le indagini, si tratta di un amore diventato ossessione. Gli atti persecutori sarebbero partiti dalla campagna elettorale per le elezioni amministrative che si sono svolte l’11 giugno dell’anno scorso. Gullo in quella tornata avrebbe appoggiato la candidatura di Rosa Maria Di Cola, che era in corsa per un seggio al Consiglio comunale. Per dimostrare di averla votata, durante le operazioni di voto le avrebbe inviato una fotografia con il suo nome nella scheda elettorale.

Antonino Gullo era completamente innamorato, tanto che anche dopo l’elezione avrebbe continuato a inseguire la donna, ma questo amore non era corrisposto.

Da qui sarebbe iniziato lo stalkeraggio messo in atto contro l’avvocato Di Cola. Appostamenti, pedinamenti, ingiurie a tutte le ore del giorno e della notte, sul posto di lavoro, davanti a colleghi e amici, anche loro bersaglio di minacce. Pertanto la donna è stata costretta a denunciare Antonino Gullo alla stazione dei carabinieri di Caccamo.

Nonostante ciò, avrebbe continuato ad avere un atteggiamento persecutorio nei confronti della vittima, con molteplici e reiterate telefonate, accompagnate anche da messaggi dal contenuto offensivo e minaccioso. A questo punto, la situazione sarebbe diventata insopportabile tanto che la Di Cola sarebbe stata spinta a cambiare le abitudini di vita.

Per il sostituto procuratore Alessandro Macaluso, l’uomo sarebbe stato «incapace di tenere a freno i propri istinti più aggressivi», tanto da mettere in atto un «disegno criminoso» per soddisfare le sue pulsioni. Da qui è sorta la necessità di un provvedimento restrittivo per Gullo, il quale, a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Michele Guarnotta, è stato arrestato e portato in carcere, dove – dopo esserne uscito a seguito dell’esito della perizia psichiatrica – è ritornato per aver continuato a perseguitare la donna piuttosto che ottemperare all’obbligo degli arresti domiciliari.

«Quest’uomo – afferma Rosa Maria Di Cola – si convince di fatti inesistenti, come l’avermi fatto eleggere, anzi forse era uno di quelli che mi faceva perdere voti. Chissà cosa mi avrebbe fatto se non ci fosse stato l’intervento dei carabinieri, che ringrazio per la tempestività e il lavoro svolto in maniera diligente».