“Il tempo dell’attesa è finito e non si possono più tollerare ulteriori rinvii. Dopo l’approvazione della parifica della legge di bilancio prevista il 19 luglio i 152 lavoratori facenti capo all’Albo Unico delle Società Regionali poste in liquidazione, dovranno tutti essere ricollocati presso le società partecipate non in liquidazione (la maggior parte in SAS)”. Lo afferma, senza mezzi termini, Mimma Calabrò, Segretario Generale della Fisascat Cisl Palermo Trapani.

Dopo due leggi e tanti cavilli burocratici, dopo tre anni di attese – continua Calabrò – per questi lavoratori ormai estenuati e mortificati nelle loro professionalità, occorre adesso un atto di giustizia in tutti i sensi. A nostro avviso, non possono esserci più dubbi sulla legittimità della norma nonché delle leggi promulgate dall’Ars nell’ultimo triennio ma adesso gli inqualificabili rinvii perpetrati da parte dell’amministrazione e di SAS non sono più tollerabili. A fronte dell’attuale immobilismo, si registrano un impegno e una volontà positiva e propositiva, sia da parte dell’Assessore Alessandro Baccei che delle Commissioni Lavoro e Bilancio, che hanno lavorato in sinergia e con lungimiranza per attuare disposizioni normative atte a salvaguardare questo personale”.

“Chiediamo che gli impegni presi dall’Amministrazione Regionale in accordo con la società SAS, in occasione del tavolo del 21 giugno che si è tenuto alla presenza dei sindacati presso l’Assessorato Regionale al Bilancio, che si impegnava a definire i contratti di inserimento in SAS a partire dal 13 luglio, incontrino le necessità di personale già formalizzate dai Dipartimenti Regionali (Ambiente, Famiglia, Beni Culturali, Attività produttive e altri). Tutto questo per altro è bene ricordarlo, trova il pieno sostegno finanziario con specifiche risorse già allocate. Non manca più nulla insomma per mettere la parola fine all’odissea cui sono stati costretti per anni queste 152 risorse, infatti c’è la legge, ci sono le risorse e il fabbisogno espresso da enti e dipartimenti per potenziare i servizi resi. Sono giunte al traguardo e devono giustamente riacquistare il loro riconosciuto e meritato diritto a riprendere da dove avevano lasciato” – conclude il Segretario della Fisascat – “quel diritto si chiama lavoro”.

(foto di repertorio)