L’Europa vuole dare il via libera ai vini da tavola dealcolati, cioè i vini totalmente senza alcol. Un colpo per il settore enologico italiano, eccellenza mondiale, che produce vini di altissima qualità. Con il via libera ai vini dealcolati il settore trema ma, fatto che fa montare la protesta dei produttori, è che a votare il provvedimento del Parlamento Europeo sono stati la maggioranza degli eurodeputati italiani e siciliani in particolare. E non basta a spegnere le polemiche il tentativo di bollare questa vicenda come una ‘fake news’ solo perché la questione travolgerebbe solo i cosiddetti vini da tavola, non riguarderebbe certo quelli a Indicazione geografica tipica. Si tratta, infatti, di un primi pericoloso passo che ha già  fatto scoppiare la protesta di centinaia d’imprese. Si teme l’effetto avuto con il provvedimento sulla birra senz’alcol. Un impatto sulle produzioni di qualità travolge, nell’immaginario collettivo’, da una ondata di imbarbarimento delle produzioni e di crisi di identità e qualità

Ma si può chiamare ancora vino un prodotto da cui è stato eliminato l’alcol? Un prodotto che di fatto diventa vino annacquato.  Chi tutelerà i marchi italiani e i consumatori? Sono queste le domande che consumatori e imprenditori pongono a chi ha messo in piedi il provvedimento.

Cosa accade in Europa

I negoziati europei si stanno svolgendo nell’ambito della nuova Politica Agricola Comune europea (PAC), cioè la strategia per sostenere e indirizzare il settore agroalimentare europeo. Uno dei 3 pilastri della PAC è l’ Organizzazione comune dei mercati (CMO), regole che riguardano soprattutto la commercializzazione e l’etichettatura dei prodotti agricoli. Sarebbero alcune lobbies e alcuni paesi che hanno avanzato nel nuovo CMO il piano per permettere di mettere le etichette delle denominazioni di origine – come DOP e IGP – anche ai vini senza alcol, una pratica che si ottiene in vari modi, fra cui aumentando la quantità di acqua rispetto ai vini tradizionali.

I vini dealcolati da tavola

Il Parlamento Europeo, già il 23 ottobre 2020, ha dato il proprio placet alla possibilità di conservare la denominazione di “vino” ai vini dealcolati da tavola, escludendo i vini di eccellenza. Il compromesso finale del negoziato fra Parlamento, Commissione e Consiglio dell’Unione Europea – atteso fra la fine di maggio e l’inizio di giugno – dipenderà anche da come andranno le trattative su altri temi: per esempio sulle nuove regole del CMO sull’aggiunta di zuccheri ad alcuni tipi di vino.

Cosa farà l’Italia? Intanto i deputati votano sì

L’Italia, uno dei principali esportatori di vino, cosa farà adesso? Saprà farsi valere nei negoziati? Le armi appaiono spuntate visto che la quasi totalità dei suoi eurodeputati ha già accettato. A favore alla votazione hanno votato in 463. I contrari sono stati 133, gli astenuti 92. Non hanno votato in 17. Presenti 76 eurodeputati italiani e solo 5 contrari e in dissenso con il partito. Tra chi ha votato contro il Parlamentare Europeo, l’ex 5 stelle, Ignazio Corrao, come sottolinea anche l’ex assessore regionale all’agricoltura Edy Bandiera, con un apposito post sui social: “Unico Eurodeputato siciliano ad aver votato NO, alla proposta dell’Unione Europea sul vino annacquato. Uno dei pochi politici siciliani – scrive Bandiera – che davvero conosce la nostra Agricoltura e la Politica Agricola Comune e che, da sempre, non a parole, si batte per tutelarla”.

Intanto la regione Siciliana punta ai genuine farmer

Mentre l’Europa punta al vino “annacquato” la Sicilia premia le aziende genuine con 130 progetti ammessi per 80 milioni d’investimenti, di cui il 50 per cento di contributo proveniente dall’Europa stessa. i progetti sono quelli inseriti nella graduatoria organizzazione comune di mercato Vino. “A essere premiati – dice l’assessore regionale all’Agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea Toni Scilla – i progetti in linea con i nuovi orientamenti comunitari di agricoltura e sviluppo rurale ovvero quelli presentati da agricoltori veri e autentici (genuine farmer), quelli che prevedono la trasformazione di uve biologiche, quelli attenti al mantenimento del paesaggio rurale e ovviamente i progetti in linea con il Green New Deal – continua -. Ulteriore impulso dal Governo Musumeci al comparto enologico siciliano che negli ultimi 20 anni è riuscito a farsi spazio nell’enologia internazionale creando un brand di elevato prestigio che evoca una forte relazione tra produzioni, cultura, tradizioni e territori”.

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