Le liste in casa azzurra sono fatte ma non ancora presentate e i cinque giorni che ci separano dalla scadenza (mercoledì 17 aprile)  rischiano di essere i giorni più difficili in casa Forza Italia, almeno nel collegio isole. Si tenta, infatti, di giocare adesso una partita che era stata data per vinta da qualcuno che si sentiva la candidatura in tasca ma che in realtà non è mai esistita a sentire i vertici di Forza Italia.

Il protagonista di questo tentativo di recupero in corner è l’eurodeputato uscente Giovanni La Via, già in campagna elettorale da tempo e che ha scelto di investire denaro su mezzi, per così dire, tradizionali ma anche su facebook, per raccontare la sua esperienza. Soldi spesi male secondo quanto dicevano tutti (o quasi) in casa azzurra.

Un esponente di primissimo piano del partito di Berlusconi incontrato per caso durante un transfer in aeroporto a Roma precisava già a inizio marzo che la partita non esisteva proprio. Il tema è chiaro e netto: “Sì alla ricandidatura degli uscenti ma La Via non è un deputato uscente di Forza Italia”. Eletto con Ncd, in poche parole, non aveva fatto atto di abiura, né lui né il suo dante causa Angelino Alfano, l’ex pupillo di Berlusconi che voltò la faccia al cavaliere. Almeno così la vedono in casa azzurra.

Ma la partita mai esistita, mercoledì sera ha trovato conferma con l’elenco dei candidati scelti. Otto in tutto di cui quattro donne. L’elenco ne comprende sette ma il nome da confermare è quello di una donna e La Via non c’è.

Nessuna sorpresa, dunque, su questo fronte ma forse la pubblicazione, anzitempo, dell’elenco ha dato uno spazio di manovra (seppur minimo) al ‘trombato’ La Via che ha trovato un alleato importante.

A tentare uno scossone è stato il Presidente del Parlamento europeo e oggi numero due di Forza Italia, Antonio Tajani, che in un pubblico consesso ha deciso di lanciare La Via come ‘candidato’ di Forza Italia proprio mentre girava la conferma che invece era stato ‘trombato’. Che Tajani non sapesse è da escludere. Dunque la sua è una mossa che punta a far rientrare dalla finestra chi è uscito dalla porta principale.

Una mossa astuta ma insufficiente. Per questo la mossa successiva spetta ad Angelino Alfano, pronto a presentarsi all’ex cavaliere con il capo cosparso di cenere sperando di essere accolto come il figlio prodigo. Una mossa azzeccata ma che sa di ultima spiaggia anche se Berlusconi, è noto, non è nuovo a questi perdoni dell’ultima ora. Certo Alfano per lui è stato una cocente delusione e nulla è scontato per i fulminati sulla via di Damasco (o di Bruxelles/Strasburgo).

A rendere difficile un ripensamento, però, ci sono i nomi già fatti per la candidatura. Gli uomini sono quattro: Berlusconi, l’uscente Cicu, il centrista Romano candidato per un accordo fatto con il centro e personalmente con Berlusconi e sponsorizzato anche da Miccichè, e il capogruppo azzurro all’Ars Milazzo, uomo proprio di Miccichè e al quale la candidatura è stata garantita tanto che ha già ‘uscito’ i manifesti ma non come forma di pressione, piuttosto con il ‘permesso del capo’.

Chi dunque, dovrebbe fare spazio per far candidare qualcuno che pochi vogliono? Qui, però, si pesano Tajani e Miccichè e messa così il primo potrebbe valere di più. Ma l’ultima parola spetta solo a Berlusconi ed è improbabile che cambi idea anche se c’è qualcuno che ipotizza perfino un passo indietro proprio del Silvio rispetto alla sua candidatura da capolista nel collegio isole. Anche questa una ipotesi non semplice da perseguire per mille motivi a cominciare dalla convinzione in casa azzurra del peso specifico del nome Berlusconi in Sicilia più che altrove. C’è poi il problema degli altri collegi dove se Berlusconi facesse un passo indietro nel V potrebbe saltare ‘il tappo’ e altri potrebbero chiedere spazio.

Chiedere un passo indietro a Romano sembra escluso. Chiederlo a Milazzo quantomeno difficile. E tutto questo perché? A Berlusconi l’ardua (o forse no) scelta.

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