Giovanni Falcone sorride e piega il volto verso sinistra per sussurrare all’orecchio qualche parola al suo grande amico: Paolo Borsellino. Quella foto appartiene al pantheon della nostra memoria. E’ uno scatto fotografico semplice, netto, in bianco e nero. Racconta la storia di due grandi uomini, due amici, due persone che hanno sacrificato le loro vite per contrastare la mafia. Quello foto l’abbiamo vista milioni di volte, sui giornali, in tv, sui social. Di quello scatto conosciamo ogni pixel. Quel che non sappiamo, o meglio non tutti conoscono ancora, è la storia dell’uomo che immortalò quell’immagine diventa simbolo dell’impegno civile per la legalità. Quell’uomo si chiama Tony Gentile, ed è uno dei più grandi photoreporter dei tempi moderni. La sua carriera, la sua storia professionale è luce che attraversa la memoria. “Luce e Memoria” è il titolo della mostra di Tony Gentile, al Teatro Garibaldi alla Magione di Palermo.
La mostra di Gentile è un’installazione immersiva con le grandi fotografie appese ai palchi del teatro, a ricordare la protesta dei lenzuoli sciorinati dai balconi per dire No alla mafia. Scatti di un bianco e nero furioso che sulle balaustre scarnificate di quello che un tempo fu un gioiello ottocentesco, oggi acquistano un significato ancora più importante: testimoni di dolore e di speranza, delle guerre tra clan mafiosi, di innominabili, di protagonisti di una stagione che arriverà – ma non si chiuderà – agli attentati in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, e Paolo Borsellino, e le rispettive scorte. E della rivolta germinata da quelle stragi, dalla rivalsa della città che ha avviato un cammino di riappropriazione degli spazi, fisici ma soprattutto morali e etici.
Tony Gentile allora era uno dei giovani fotografi di cronaca: sin dagli anni Ottanta – i suoi inizi – ha documentato delitti e arresti, visi imperscrutabili e politici conosciuti, bambini nei quartieri popolari, manifestazioni, scene quotidiane, i primi respiri di libertà e di rinascita; e fu lui a realizzare l’immagine iconica che racconta in uno sguardo, la grande complicità e amicizia tra i giudici Falcone e Borsellino, scattata precisamente 57 giorni prima della strage di Capaci, quasi uno scherzo del destino visto che passarono altri 57 giorni esatti prima dell’attentato di via D’Amelio. “Tony Gentile è il fotografo più famoso ma paradossalmente sconosciuto per quanti in Italia hanno visto una sua fotografia tanto eccezionale da essersi trasformata in un’icona della storia italiana contemporanea” scrive Ferdinando Scianna nella prefazione al volume “Sicilia 1992. Luce e memoria” (Silvana editoriale) che racchiude anche i trenta scatti scelti per la mostra “Tony Gentile. Luce e memoria”.
La nostra è stata inaugurata al Teatro Garibaldi a Piazza Magione, un teatro che viene così restituito alla comunità dopo quattro anni di chiusura. Ed espone per la prima volta la fotografia dei giudici – ha una data, 27 marzo 1992 – restituita nella sequenza esatta dello scatto e trattata con un supporto digitale di “morphing” (realizzato da Luca Lo Iacono) che fa apparire, leggero, il sorriso di Paolo Borsellino mentre ascolta la frase, forse una battuta, dell’amico Giovanni Falcone.
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