Giovanni Falcone aveva la passione di collezionare le papere perché lui amava non fare errori e quindi la papera per lui non ci doveva essere. Incominciò così, per scherzo a collezionare papere, a farsele regalare da tutti gli amici che magari andavano all’estero. Quindi avevo una collezione di papere veramente importante”. Piero Grasso, ex procuratore antimafia e già presidente del Senato, racconta a “30”, lo speciale di Casa Minutella dedicato all’anniversario della Strage di Capaci,  un aneddoto che spiega quanto e profondo fosse il legame tra Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

“Se la papera vuoi ritrovare, cinquemila lire devi lasciare”

“Un giorno scomparve una papera. Dove era finita la papera?”, ricorda Grasso. “Poi si scoprì -ricorda l’ex magistrato – che era stato Paolo Borsellino a sequestrarla. E per restituirla aveva chiesto un riscatto”. La storia del “rapimento” delle papere non è un inedito assoluto. Degli scherzi i due magistrati amici aveva parlato Giovanni Paparcuri, autista del Giudice Istruttore Rocco Chinnici (scampato miracolosamente all’agguato che costò la vita al giudice) e in seguito collaboratore fidatissimo sia di Falcone, sia di Borsellino.

“Se la papera vuoi ritrovare, cinquemila lire devi lasciare”. Era il bigliettino che il dottore Borsellino metteva sulla scrivania del dottore Falcone, dopo avere nascosto un esemplare della smisurata collezione di papere in miniatura che il dottore Falcone conservava gelosamente”, aveva raccontato Paparcuri al giornalista Riccardo Lo Verso. Falcone faceva finta di arrabbiarsi – continua la ricostruzione di Paparcuri – e gridava: “Paolo, ridammi la papera!”. Ma già si sapeva che quella preziosissima papera era stata nascosta nella cassaforte.

 

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