Con riferimento all’accusa lanciata da un collezionista d’arte toscano Carlo Pepi sulla presunta falsità delle due opere attribuite a Amedeo Modigliani, esposte nella “stanza segreta” a Palazzo Bonocore, a Palermo, nell’ambito della mostra “Modigliani. Les Femmes” il quale ha affermato che “si tratta di madornali, inaccettabili falsi”, scrivendo un post su Facebook intervengono sia il curatore della mostra Alberto D’Atanasio sia il presidente dell’Istituto Amedeo Modigliani, Luciano Renzi.

“La storia dell’arte è una materia seria che porta a narrare i fatti della civiltà e dell’uomo, la storia dell’arte è per tutti ma non è di tutti – afferma D’Atanasio -. La storia dell’arte è impegno scientifico e noi per affermare che quei quadri sono attribuibili a Modigliani abbiamo interpellato i migliori laboratori di analisi, i migliori restauratori che hanno vagliato i supporti, gli strati preparatori e le pellicole pittoriche. Sono stati messi a confronto ben 4 laboratori diversi – precisa il curatore -. Non facciamo a occhio perché abbiamo rispetto della storia dell’arte, della civiltà e soprattutto vogliamo che le nuove generazioni attraverso la storia dell’arte possano apprendere il vero senso degli eventi passati. Pertanto – afferma D’Atanasio – la mostra di Palermo è importante perché non è soltanto una esposizione ma il ristabilire il rapporto con il metodo scientifico. Mi sono emozionato insieme con i visitatori narrando quello che la scienza aveva fatto scoprire attraverso l’analisi dei materiali. ad esempio, uno di quei quadri è stato dipinto su un lenzuolo che era in dotazione ai tiratori marocchini che erano arruolati in quel periodo con l’esercito francese; ed un medico militare, amico di Modigliani, Paul Alexandre, regalò al pittore livornese un lenzuolo ed in un pezzo di questa tela dipinse uno dei due quadri presenti a Palermo. Si commenta da sé il fatto che ci possa essere qualcuno – conclude D’Atanasio – che possa trattare un argomento così serio e di alto rilievo scientifico con un post su Facebook”.

“L’Istituto Amedeo Modigliani è impegnato da anni nella divulgazione della vita e delle opere di Amedeo Modigliani e questo tipo di “mission” tende inevitabilmente ad un rapporto profondo tra arte e tecnologia. L’esposizione di Palermo è l’ennesimo esempio di come si può rappresentare un artista, in questo caso Modigliani, attraverso la tecnologia, offrendo al pubblico una emozione e una esperienza che gli permette di accrescere le sue conoscenze e di comprendere a fondo il periodo storico in cui quell’artista ha realizzato le sue opere”. Lo afferma il presidente dell’Istituto Amedeo Modigliani, Luciano Renzi. “Abbiamo sempre più bisogno della divulgazione culturale per diffondere i simboli e i segni dell’arte a un pubblico sempre più sofisticato e tecnologicamente avanzato. In ogni caso, intorno a Modigliani, sono anni che si sono sviluppate guerre tra critici e faccendieri di tutto il mondo – aggiunge Renzi – che hanno distrutto l’immagine dell’artista. Come Istituto auspichiamo che una volta per tutte le nostre istituzioni si facciamo garanti del processo certificativo delle opere di Amedeo Modigliani, interrompendo così una scia di polemiche e di affari che molto spesso gli stessi critici d’arte determinano in più parti del mondo. Inoltre – conclude Renzi – il nostro auspicio è che una volta per tutte si accetti l’approccio tecnologico e scientifico per la valutazione delle opere d’arte e che finisca la “dittatura dell’occhio” che pretende di poter arrivare dove l’occhio non può arrivare”.

“La Navigare s.r.l., in persona del legale rappresentante p.t., quale società organizzatrice della mostra si associa alle dichiarazioni sopra riportate e, per il tramite dello studio legale Migliorino di Palermo, si riserva ogni tutela legale”. Infine, si ricorda l’Istituto Modigliani è riconosciuto dal ministero dei beni culturali per l’opera che svolge.

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